Alle 6 del mattino di giovedì 26 ottobre, 10 giovani sono rimasti feriti da proiettili ed esplosivi a Tubas, nel nord della Valle del Giordano. Quella mattina, le forze speciali dell’esercito di occupazione israeliano sono entrate nella città di Tubas per arrestare degli attivisti. Quando i giovani hanno scoperto che si trattava di unità dell’esercito israeliano travestite da palestinesi hanno aperto il fuoco. Ben presto sono arrivati i rinforzi e i soldati hanno iniziato a sparare contro studenti e lavoratori di passaggio, ferendoli gravemente. Ahmed Khudairi ha cercato di curare uno dei feriti dopo che l’esercito aveva impedito all’ambulanza di raggiungere le vittime. Anche Ahmed e l’ambulanza sono stati presi di mira e Ahmed è stato colpito due volte, impedendogli di aiutare chi era a terra. L’esercito ha poi cercato di arrestare i feriti.

Dal 25 ottobre, i residenti della Valle del Giordano settentrionale sono stati informati che il checkpoint di Tayasir sarebbe stato aperto solo dalle 6 del mattino alle 6 del pomeriggio. E’ importante sottolineare come il checkpoint militare di Tayasir sia ormai diventato una sorta di varco di una prigione che impedisce agli studenti di andare a scuola, agli agricoltori di accedere alle loro terre, ai medici e agli infermieri di raggiungere le cliniche e agli abitanti di accedere agli ospedali. Gli attacchi dei coloni sono diventati una guerra nell’Area C, una guerra di cui pochi sentono parlare alla luce del genocidio in atto a Gaza.

Il 26 ottobre, nella comunità di Khirbet Al Farisiya, i coloni hanno attaccato la proprietà della famiglia Nimr Daraghmeh, demolendo una tenda adibita ad abitazione e distruggendo parte di un’auto. Uno dei gruppi terroristici di coloni ha investito le pecore appartenenti ad Hassan Kaabneh nell’area di Tal Al-Samadi, ad Al-Jiftlik, uccidendone 6 pecore e ferendone altre 10.

Un altro gruppo di coloni ha attaccato Khirbet al-Tayyiba, un villaggio a est della linea di demarcazione dell’insediamento di Al-Won. Qui vivono circa 20 famiglie palestinesi. Dopo che i residenti sono stati violentemente picchiati dai coloni e minacciati di morte se non se ne fossero andati, 6 famiglie hanno preferito partire per l’area di Ramon, a ovest della linea di demarcazione dell’insediamento di Al-Won.

Infine il 27 ottobre i coloni hanno attaccato la scuola di Alkaabna, nella Valle del Giordano meridionale. Hanno saccheggiato tutto quello che hanno trovato e hanno lasciato bambole macchiate di sangue in segno di minaccia per i bambini di Gerico.

I coloni sono diventati un nuovo esercito all’interno del stato di occupazione, sostenuto dal governo stesso con armi e in termini di sicurezza e copertura politica, lasciando loro libertà di azione.

I coloni hanno distribuito manifesti in arabo in diverse regioni, minacciando la popolazione di una nuova Nakba se non immigreranno in Giordania.

Ecco la traduzione del messaggio sui manifesti:

“Volete la guerra, aspettatevi la Grande Nakba. Al popolo nemico della Cisgiordania ebraica, all’organizzazione satanica di Hamas, criminali dell’ISIS che cercano di diffondere la corruzione sulla terra, dichiarandoci guerra avete commesso il più grande errore della storia. Massacrate i bambini e gli anziani, catturate le donne anziane e i neonati, squarciate il ventre delle donne incinte e le stuprate. Volevate una catastrofe simile a quella del 1948. Per Dio, stiamo per cadere sulle vostre teste con una grande catastrofe. Avete un’ultima possibilità di fuggire in Giordania. Dopo di che, distruggeremo ogni nemico e vi espelleremo con la forza dalla nostra terra santa, che Dio ha scritto per noi e dalla quale ci ha ordinato di non allontanarci per nessun motivo, affinché si compia la parola del nostro Signore, a causa della nostra pazienza con voi. Caricate subito i vostri bagagli e ripartite da dove siete venuti. Stiamo arrivando. “

Chiediamo quindi ai comitati di solidarietà internazionale di trasmettere la verità ai governi internazionali affinché si assumano la responsabilità legale e umanitaria di quanto sta accadendo. Invitiamo i nostri amici, i popoli liberi del mondo, a continuare le marce fino a quando non cesseranno il genocidio, lo sfollamento e gli arresti perpetrati dalle forze di occupazione in Palestina. La libertà per la Palestina è una vittoria della democrazia e dell’uguaglianza per tutto il mondo. Questa non è la battaglia dei palestinesi, è la battaglia delle potenze coloniali razziste contro i valori di libertà, dignità e giustizia per tutti gli esseri umani su questa terra.