Ecco come inizia. Un piccolo numero di coloni israeliani mette delle roulotte su terra palestinese. Si tratta di una pratica ufficialmente illegale, ma ufficiosamente avallata dallo stato di apartheid. Si costruiscono edifici, una strada asfaltata, altre case, forse qualche appartamento e una scuola. Tutto in collaborazione e sotto la protezione dell’esercito di occupazione.

Il 19 aprile 2022, un gruppo di coloni ha installato due roulotte nella zona di Ihmayyer, su un terreno appartenente alla comunità palestinese di Al Farisiya.

Sappiamo cosa succederà dopo perché l’abbiamo già visto, a meno di 5 km di distanza, sulle colline sopra Ein El Hilwe (letteralmente “dolce sorgente”). Nel 2002 alcuni coloni si sono trasferiti sulla collina con le loro roulotte, per poi essere raggiunti nel 2005 da altri coloni provenienti da Gaza. Nel 2009 hanno iniziato a costruire le prime case. Ora è diventato un insediamento massiccio – una colonia chiamata Maskiyyot. Il solo sentir nominare Maskiyyot fa venire in mente ai locali i ripetuti attacchi contro i palestinesi che vivono nelle valli sottostanti; le famiglie sono state brutalmente molestate, i pastori attaccati, e la comunità di Ein El Hilwe si è vista rubare la propria sorgente di acqua fresca.

Maskiyot 2009
Maskiyot 2019

Questo accadrà alla comunità di Al Farisiya se non interveniamo. Le roulotte apriranno la strada alla costruzione di un nuovo insediamento e alla confisca di altre terre palestinesi.

Questo tipo di azioni non si configura come l’iniziativa di pochi cani sciolti. Fa tutto parte della politica attuata dalle organizzazioni dei coloni israeliani per conto dello stato di apartheid. Al cuore di queste politiche c’è l’obiettivo di controllare tutta la terra palestinese e di molestarne la popolazione, fino a costringerla ad allontanarsi dalla Valle del Giordano. Questa è pulizia etnica.

Lo stesso giorno, il 19 aprile 2022, il Programma Nazionale di Valutazione della Natura israeliano ha eretto un cartello che dichiara l’area di Ein El-Hilwe “riserva naturale” e l’ha rinominata Rotem e Al-Sakot, come le colonie vicine, sancendo così la scomparsa della comunità e del patrimonio palestinese della zona agli occhi di Israele. Questa è la fase successiva del furto in atto. Dieci anni fa, questa stessa terra era stata dichiarata zona militare per dissuadere i palestinesi dall’accedervi, nonostante i pastori locali vi pascolassero il bestiame da generazioni. L’istituzione della riserva naturale rafforza ulteriormente il controllo dei coloni sulla sorgente e rende illegale (secondo le leggi dello stato di apartheid) l’accesso ai palestinesi.

La comunità locale è preoccupata che l’installazione di questo cartello rappresenti il preludio per altri tipi di azioni da parte delle forze di occupazione israeliane, quali l’innalzamento di una recinzione che impedisca ulteriormente ai palestinesi l’accesso alla terra.