La mattina del 26 ottobre il movimento di Resistenza Popolare ha organizzato un’azione non-violenta presso un avamposto israeliano situato vicino a Khirbet Tell El-Himma, comunità nel nord della Valle del Giordano. Circa 150 palestinesi ed attivisti internazionali hanno fatto sentire le loro voci contro l’occupazione israeliana di fronte a questo insediamento illegale.

L’insediamento in questione è considerato illegale dalla legge israeliana poiché è stato costruito dopo gli accordi di Oslo del 1993. Tuttavia, lo Stato israeliano non applica la sua stessa legge e non solo permette ai coloni di rimanere dove sono, ma li supporta, ad esempio fornendo loro acqua dagli insediamenti vicini e dagli accampamenti militari. L’insediamento è stato inizialmente costruito su terra di proprietà privata palestinese, per poi essere spostato su un altro terreno che risultava essere registrato come proprietà governativa. Il fatto che l’avamposto sia stato spostato in tal modo suggerisce che l’azione sia avvenuta con il coordinamento delle autorità israeliane, successivamente alla colonizzazione.

L’insediamento illegale copre circa 5 ettari, in cui vivono una decina di abitanti. Questi coloni adottano diverse modalità per molestare ed allontanare la comunità di Khirbet Tell El-Himma, ad esempio impedendo ai pastori di accedere ai campi per il pascolo. I coloni inoltre usano tattiche violente per intimidire e tenere i pastori palestinesi distanti. Rashid Khurairat, il coordinatore del movimento della Valle del Giordano, afferma che “I coloni stanno cercando di trasformare l’avamposto in una vera e propria colonia”. Due giorni prima dell’azione, i coloni stavano lavorando attorno ad un pezzo di terra per costruire un grande edificio in cemento, che significherebbe l’inizio di una nuova colonia in terra palestinese.

Essendo ben consapevole di queste violazioni, la Resistenza Popolare ha deciso di passare all’azione subito dopo i due giorni di Conferenza Nazionale Uniti nella Lotta. La conferenza è stata organizzata per unificare le diverse forze e gruppi del movimento palestinese, e per organizzarsi con la rete di solidarietà internazionale. L’obiettivo principale è quello di pensare a nuove strategie di resistenza basate sul coinvolgimento delle donne e dei giovani e sulla connessione della resistenza palestinese con il movimento internazionale, in uno sforzo congiunto per ottenere libertà, giustizia ed uguaglianza.

Durante l’azione gli attivisti hanno raggiunto l’obiettivo e alcune bandiere palestinesi sono state appese sulle abitazioni illegali. Quando gli attivisti sono arrivati c’erano solamente sette coloni, ma presto ne sono arrivati altri insieme ai soldati israeliani.

I coloni e l’esercito hanno attaccato gli attivisti che stavano cantando slogan contro l’occupazione per la liberazione della terra palestinese. I soldati hanno represso l’azione pacifica arrestando 20 attivisti, sia internazionali che palestinesi. Dopo alcune ore di arresto, tutti sono stati rilasciati. Tuttavia, gli attivisti del gruppo internazionale saranno deportati nei rispettivi paesi, con un divieto di ingresso in Israele della durata di almeno 10 anni.

Lo scopo dell’azione era quello di opporsi alle forze di occupazione e di mandare un messaggio ai palestinesi residenti nelle vicinanze, per far sapere loro che non sono soli. La Resistenza Popolare si batte per la libertà della nostra gente e continuerà fino alla fine dell’occupazione.