Sabato 2 aprile palestinesi ed attivisti internazionali hanno lavorato insieme in maniera solidale per piantare alberi d’olivo nella città di Al Bikaa, situata nell’Area C dei territori occupati. L’atto è simbolico e nasconde una serie di significati.

Nel novembre del 2015 le forze d’occupazione israeliane hanno confiscato un appezzamento di terra agli autoctoni, convertendolo in vigneto, l’uva ricavata andrà a finire sulle tavole di ignari cittadini dell’Occidente i quali non avranno idea dell’origine di tale frutto e delle difficoltà che i palestinesi sono costretti ad affrontare per via di queste confische.

Il primo obiettivo della piantagione è stato quello di piantare gli alberi d’olivo nel campo recentemente arato e fertilizzato, situato alla destra del vigneto israeliano. La speranza dei palestinesi è che l’utilizzo del terreno funga da deterrente alle confische da parte forze d’occupazione.

È stata la prima attività organizzata dall’unione popolare al fine di proteggere la Valle del Giordano. Un momento cardine e simbolico, giacché precedentemente ogni villaggio nella regione di Nablus, Tuba e Gerico aveva il proprio corpo governativo. Più di 25 gruppi sono ora uniti in un nuovo corpo unitario.

I palestinesi della Valle del Giordano affrontano una sfida continua contro le forze d’occupazione: confische di terre, minacce di demolizioni, battaglie per ottenere permessi di costruzione, accesso limitato all’acqua e all’energia elettrica (laddove i coloni israeliani ne dispongono in maniera illimitata). Nonostante tutto ciò però la popolazione palestinese resiste unita e continua a sfidare le difficoltà nella speranza di un futuro in cui potrà godere della propria terra.