MilCon im 1Foto: Keren Manor activestills.org 8 feb.2011

Benyamin Netanyahu, 2001: “Nessuno ha mai detto che cosa sono le zone militari delimitate. Esse sono delle zone di sicurezza; per me l’intera Valle del Giordano è una zona militare delimitata”.

In totale, il 95% del territorio nella Valle del Giordano è interdetto ai palestinesi: il 50% è controllato dagli insediamenti illegali israeliani, e l’altro 45% è sede di basi militari, “zone militari chiuse” e “riserve naturali “, tutte aree controllate dall’esercito occupante, in cui i Palestinesi non possono entrare. Questo clima di oppressione soffoca la vita dei palestinesi nella valle e spegne le forme tradizionali di agricoltura di sussistenza, come il pascolo praticato da decenni dalle comunità beduine.

Una mappa che mostra le aree di tiro e le “riserve naturali” della Valle del Giordano è stata compilata dall’organizzazione Btselem’.

Le basi militari

Ingresso alla base militare delle Forze Israeliane di Occupazione sulla strada di Allon
Ingresso alla base militare delle Forze Israeliane di Occupazione sulla strada di Allon

Ci sono più di 20 basi militari sparse in tutta la valle del Giordano; occupano circa il 2% della Valle e da questi “punti di osservazione” l’esercito controlla e sorveglia costantemente ogni comunità palestinese.

Le basi militari più grandi hanno capannoni enormi colmi di carri armati e jeep, piste di lancio per elicotteri, uffici amministrativi e dormitori per i soldati residenti e per quelli in visita. Queste basi sono situate vicino alle strade principali, ad esempio, sulla strada Allon nei pressi della comunità palestinese di Samra, e nel villaggio di Al Jiftlik, vicino ad Abu Al Ajaj.

Allontanandosi dalle strade principali e dirigendosi verso le colline si arriva ad altre basi militari più nascoste. Molte di queste sono in disuso e sono mantenute solo per casi di “emergenza”, come la base a sud di Bardala. Altre sono state abbandonate e consegnate ai coloni, come ad esempio la base in disuso nei pressi dell’insediamento di Maskiyyot, che ora è stata data ai coloni che si stanno espandendo ulteriormente.

Ci sono basi usate esclusivamente per gli uffici amministrativi delle Forze Israeliane di Occupazione, come quelle di Al Jiftlik e Ein Hejla ad est di Gerico, oltre all’ufficio del District Coordination Office a sud di Gerico.

Questa rete di posti di osservazione e di basi militari dà alle Forze Israeliane di Occupazione (IOF) il controllo completo della valle e la capacità di agire come vogliono, dove vogliono e quando vogliono.

Le esercitazioni militari

L’esercito Israeliano di Occupazione considera l’intera Valle del Giordano come un suo campo di addestramento.

Ci sono diverse zone in tutta la valle che sono delle vere e proprie aree di formazione permanente, dove vengono eseguite regolari esercitazioni. Ad esempio:

Carri armati e jeep militari accantonati nella base delle Forze Israeliane di Occupazione sulla strada di Allon
Carri armati e jeep militari accantonati nella base delle Forze Israeliane di Occupazione sulla strada di Allon
Esercitazione militare israeliana vicino ad Al Farisiya, aprile 2012
Esercitazione militare israeliana vicino ad Al Farisiya, aprile 2012
  • vicino alla comunità beduina di Al Hadidiya, è possibile vedere i cumuli di terra e le trincee che i soldati israeliani usano per gli addestramenti;
  • sulla cima delle colline che sovrastano le case dei beduini di Al Maleh ci sono enormi trincee scavate nel terreno;
  • a Khlat Ijmaeah, a est di Tayasir, c’è un’area di addestramento costituita da un gruppo di edifici in cemento armato all’imbocco di una valle (che molto probabilmente vogliono rappresentare un villaggio palestinese o del Libano meridionale che viene regolarmente usato per le loro simulazioni).

Oltre a questi campi di addestramento semi-permanenti, ogni settimana ci sono centinaia di soldati che costruiscono basi temporanee in collina o che fanno esercitazioni militari srenza curarsi minimamente del fatto che lì vicino vivono famiglie palestinesi. Da ottobre 2011 a giugno 2012 hanno:

  • distrutto le coltivazioni di un agricoltore palestinese in Farisiya (marzo 2012);
  • ferito un giovane pastore di nome Yassir nella comunità di al-Maleh, dopo avergli sparato ad un fianco;
  • costretto 30 famiglie palestinesi nella zona di Al-Maleh a lasciare le proprie case e hanno trasformato l’area in una zona di addestramento militare (giugno 2012);
  • lasciato munizioni inesplose nell’area; Alaa Eqab Daragme ha perso la mano destra alla fine del 2011, a seguito di un’esplosione.

Tuttavia l’esercito non si reca mai nelle zone dove sorgono le colonie israeliane e non disturba la vita dei coloni illegali della valle.

Da quando hanno occupato la Cisgiordania nel 1967, hanno ucciso nel corso di esercitazioni militari 52 palestinesi nella Valle del Giordano e ferito più di 200 persone.

Gli addestramenti militari, con i pericoli che rappresentano, sono diventati una cosa usuale nella vita quotidiana dei Palestinesi nella Valle del Giordano. Tuttavia all’inizio di giugno 2012 c’è stata un’escalation nel numero e nella natura delle esercitazioni.

All’inizio di giugno 2012 le FOI hanno aumentato l’uso di mezzi corazzati e di veri proiettili durante l’addestramento nella zona di Al-Maleh. Si sono spostati anche in Area B (in cui l’Autorità Palestinese, secondo quanto deciso con gli accordi di Oslo, ha il controllo congiunto), ed hanno fatto esercitazioni nel villaggio di Ein Shibli, accanto a un parco dove gli abitanti del villaggio portano i loro figli a giocare e a nuotare.

Questo sembra essere un chiaro messaggio a tutto il mondo: lo scopo di Israele è quello di prendere il controllo assoluto sulla valle, violando allegramente, quando occorre, i diritti dei Palestinesi. Il 37% della Valle del Giordano è già stata designato come area militare, ma gli sviluppi dell’ultimo periodo dimostrano che l’obiettivo israeliano è quello di controllare tutta la valle.

Pericolo: Zona di fuoco, ingresso vietato

Cartello di pericolo “Zona di fuoco”
Cartello di pericolo “Zona di fuoco”

Nel 2009 l’esercito di occupazione ha posto grandi blocchi di cemento davanti a tutte le strade e le piste sterrate che portavano alle comunità palestinesi della valle, bloccando in totale 85 strade. Questi blocchi che sono stati disseminati dall’esercito e che recitano: “Pericolo: zona di fuoco, ingresso vietato” hanno di fatto portato alla confisca di quelle aree che i Beduini nel nord della Valle del Giordano usavano come pascolo per le loro greggi. Ovviamente nessuna terra dei coloni è stata toccata.

Nei luoghi dove i palestinesi vivevano a pochi passi dalla strada principale, come nella comunità di al-Maleh, i blocchi sono stati posti a pochi metri dalle loro case. L’esercito ha messo alcuni blocchi anche ad al-Jiftlik, un villaggio palestinese con una popolazione di circa 5000 persone, ed ha confiscato alcune terre proprio nella parte centrale del villaggio.

In altre aree sono stati posti grandi cartelli rossi che recitano: “Pericolo: Zona di fuoco, Ingresso proibito. L’entrata richiede l’approvazione e il coordinamento preventivo con il centro di coordinamento centrale dell’IDF (sic) ai seguenti numeri di telefono: 025305042 e 025305511”.

Tutti questi cartelli discriminatori, esclusivamente destinati ai Palestinesi, hanno lo scopo di impedire loro di utilizzare la terra e di far pressione in modo da costringerli a lasciare volontariamente l’area. Servono anche ad affermare che l’IDF non è responsabile di eventuali uccisioni o ferimenti di uomini, donne o bambini, dovuti a mine esplose o a proiettili sparati.

Riserve naturali

Riserva naturale
Riserva naturale

Il 20% della Valle del Giordano è stato designato dall’Occupazione come “Riserva Naturale” e si tratta di un’area inagibile per i Palestinesi. Un altro 63% è stato dichiarato “Zona militare chiusa”. Israele ha tentato di ‘dipingere di verde’ le tracce dell’occupazione, trasformando nominalmente le aree militari in riserve naturali. Per giustificare questo, hanno aperto cinque piccole aree ai visitatori. Come dichiara il rapporto pubblicato dall’organizzazione israeliana per i diritti umani B’tselem, “Questo fatto dimostra che Israele non è in realtà molto interessata alla protezione dell’ambiente di questa zona “.

I Palestinesi non possono entrare nelle aree designate come riserva naturale e chiunque violi questo ordine si vede confiscato il proprio gregge o è costretto a pagare una multa per aver fatto pascolare gli animali nell’area. In un caso, dei Palestinesi sono stati multati per avere colto una pianta ‘protetta’ in una riserva naturale.

Le aree chiuse lungo il Giordano

Cancello che impedisce ai Palestinesi l’accesso a un terreno presso il fiume Giordano. 8 agosto 2012. Foto Ahmad Al-Bazz/Activestills.org
Cancello che impedisce ai Palestinesi l’accesso a un terreno presso il fiume Giordano. 8 agosto 2012. Foto Ahmad Al-Bazz/Activestills.org
 
 

 

Pericolo Mine
Pericolo Mine
 Terreni lungo il Giordano a cui possono accedere solo l’esercito e i coloni illegali
Terreni lungo il Giordano a cui possono accedere solo l’esercito e i coloni illegali

Quando ha occupato la Cisgiordania nel 1967, Israele ha sùbito confiscato ai contadini palestinesi le terre vicino al fiume Giordano.

A quel tempo il fiume scorreva senza ostacoli dalla Galilea al Mar Morto, alimentato da affluenti lungo il suo percorso. In un clima caldo e arido come quello della Valle del Giordano, l’acqua è una risorsa fondamentale e i contadini palestinesi avevano costruito le loro case vicino al fiume per avere un costante accesso all’acqua per irrigazione in una delle aree più fertili di tutta la regione.

Dopo aver cacciato via la popolazione palestinese, Israele ha recintato un’area larga circa 1 km, lungo tutto il tratto del Giordano che costituisce il confine tra Cisgiordania e Giordania. Oggi chi guida sulla strada 90, che corre lungo gran parte della recinzione, non riesce neppure a vedere il fiume Giordano, le cui acque sono state talmente sfruttate che ne rimane solo un piccolo rigagnolo.

Negli ultimi anni, i volontari del Movimento di Solidarietà della Valle del Giordano hanno più volte visto alcuni coloni aprire le porte del recinto, accedere all’area, lavorarla con i bulldozer e coltivare molte nuove piantagioni di datteri, dentro alle recinzioni che indicano “Pericolo di mine”. I coloni hanno le chiavi per entrare dai cancelli che isolano a loro vantaggio la “zona di confine.”

In realtà sono anni che il governo israeliano colonizza l’area, costruendo grandi bacini che hanno lo scopo di trattenere l’acqua del fiume Giordano, mentre dispensano altra terra alle colonie agricole per soli Ebrei.

Il 18 maggio 2012 l’agenzia di stampa israeliana Ynet News ha riferito che le forze di occupazione (FOI) hanno fatto esplodere 700 mine terrestri nella “zona di confine” della Valle del Giordano. Ynet ha descritto quest’azione come un grande atto umanitario da parte dell’esercito israeliano e ha dichiarato che presto “il confine con la Giordania sarà sottoposto ad un lifting”. Tuttavia, per i Palestinesi che vivono nella zona, è chiaro che le mine sono state rimosse con lo scopo di aprire l’area a nuove colonie.SANYO DIGITAL CAMERA

 

Riassunto

Le FOI hanno preso il controllo di tutte quelle terre della Valle del Giordano che sarebbero potenzialmente disponibili per il pascolo di bovini, pecore o capre delle comunità beduine, per l’approvvigionamento di acqua dalle sorgenti naturali o per impiantare le tende in cui abitare.

Essi vivono in un’area che dal 1967 è stata totalmente militarizzata con basi, campi di addestramento, aerei che volano a bassa quota, posti di blocco, demolizioni, distruzioni e il muro di separazione.

Così, per sopravvivere, ogni agricoltore palestinese nella Valle del Giordano non ha altra scelta che cercare di usare quei terreni che le forze di occupazione hanno dichiarato come ‘zona militare chiusa’. L’unica altra opzione è quella di essere sfruttati come forza lavoro sottopagata nelle colonie agricole israeliane, oppure abbandonare la zona. Considerato il piano israeliano di cacciare tutti i Beduini dalla Valle del Giordano, è chiaro che questa escalation nelle esercitazioni militari delle FOI, è un segnale di quello che accadrà. C’è un urgente bisogno che la rete di attivisti internazionali che lavorano in solidarietà con la popolazione della Valle del Giordano si mobiliti per evitare ulteriori sviluppi in questo pericoloso corso degli eventi e per difendere i diritti dei Palestinesi.