Marta Fortunato per Nena News, 13 luglio 2012

Marta Fortunato (Campagna “Sete di Giustizia” – EWASH)

 

acqua PalestinaLa campagna “Sete di Giustizia” ha lanciato la sfida dell’estate: Vivi per 24 ore con 24 litri di acqua in solidarietà coi palestinesi sotto occupazione.
La campagna “Sete di Giustizia” del gruppo internazionale EWASH (Emergenza idrica, Risanamento ed Igiene) ha lanciato la sfida dell’estate “Vivi per 24 ore con 24 litri di acqua”. Scopo dell’azione è mobilitare i cittadini europei perché chiedano ai loro governi di fare pressione su Israele affinché modifichi le proprie pratiche nei confronti della popolazione palestinese e affinché garantisca il diritto dei palestinesi all’acqua.

Come sancito dalla risoluzione ONU del 28 luglio 2010, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, “l’accesso a un’acqua potabile, pulita e di qualità e ad installazioni sanitarie di base è un diritto dell’uomo, indispensabile per il godimento pieno del diritto alla vita”. Nei Territori Palestinesi Occupati, nonostante vi sia una quantità sufficiente di acqua per tutti, le leggi discriminatorie che Israele impone fanno sì che molti palestinesi non abbiano a disposizione una quantità sufficiente di acqua e non si vedano di fatto riconosciuto il diritto all’acqua. Secondo il diritto internazionale umanitario, il governo israeliano, in qualità di potenza occupante, è responsabile del benessere dei palestinesi e deve garantire un’adeguata fornitura idrica. Tuttavia, Israele dal 1967 ha preso il controllo di tutte le fonti di acqua dolce in Cisgiordania ed è venuto meno a quest’obbligo.

Secondo i dati del rapporto di Amnesty International del 2009, Israele utilizza più dell’80 per cento dell’acqua della falda montana – la maggiore riserva idrica del sottosuolo dell’area – e limita l’accesso dei palestinesi al solo 20 per cento. Inoltre il consumo giornaliero di acqua dei palestinesi è di soli 70 litri al giorno pro capita, mentre quello degli israeliani è quattro volte di più, superiore ai 300 litri. In alcune aree delle Cisgiordania, in particolare nella Valle del Giordano, le comunità palestinesi sono costrette a sopravvivere con soli 20 litri di acqua al giorno e spesso non sono collegate alla rete idrica. Pertanto dipendono dai tank ed il costo dell’acqua è quattro volte superiore a quello che pagherebbero se fossero collegati alla rete idrica. Al contrario, il mezzo milione di coloni che vive negli insediamenti illegali della Cisgiordania ha libero accesso all’acqua e gode inoltre di privilegi fiscali. Nella Valle del Giordano ad esempio, la colonia di Ro’i, utilizza una quantità di acqua che è di venti volte superiore a quella usata dalla vicina comunità palestinese di al-Hadidiya.

Scopo della sfida estiva lanciata dalla campagna “Sete di Giustizia” è quello di mobilitare i cittadini europei invitandoli a vivere per un giorno con 24 litri di acqua. Ogni italiano consuma in media 213 litri al giorno. In ogni attività quotidiana si consuma una grande quantità di acqua: 50 litri per la doccia, dagli 8 ai 13 litri ogni volta che si aziona lo sciacquone, 50 litri per la lavastoviglie e 170 litri per la lavatrice.

Partecipando a questa sfida, la popolazione europea può rendersi conto di che cosa significhi non avere un adeguato accesso all’acqua e può fare pressioni sui rispettivi governi affinché Israele garantisca i diritti all’acqua e alla sanità dei palestinesi ed assicuri loro la possibilità di sviluppare le proprie infrastrutture idriche e sanitarie.

Per partecipare alla sfida estiva, è necessario inviare una mail a info@thirstingforjustice.org, oppure visitare il blog della campagna “Sete di Giustizia” http://palwaterchallenge.org

Coloro che partecipano alla sfida, sono invitati a raccontare la loro esperienza tramite video o foto.