Alle 6 di mattina del 14 gennaio 2016 l’esercito d’occupazione israeliano è entrato con dodici jeep e due bulldozer nell’area di Tubas distruggendo quattro rifugi ed un serbatoio d’acqua.

A dicembre l’esercito aveva ordinato ai proprietari la demolizione dei rifugi entro 45 giorni dall’avviso. Nonostante la Corte stesse ancora deliberando sull’appello presentato dalla comunità e la deadline non fosse ancora scaduta, l’esercito ha distrutto i ripari. Due delle quattro strutture erano di proprietà di Ali ‘Amabusi e Mahmoud Alidib Mashamani, entrambi abitanti di Tubas.

Le forze militari hanno chiuso la zona dichiarandola area militare, ma per legge queste non sono autorizzate ad entrare a Tubas e a dar seguito ad ordini di demolizione, in quanto la cittadina è situata nell’Area A, sotto il pieno controllo delle Autorità Palestinesi.

Durante la mattinata è stato demolito anche un serbatoio d’acqua che riforniva il villaggio di Yarza. La demolizione ha lasciato senza accesso all’acqua 100 persone e le loro fonti di sopravvivenza, ovvero fattorie e piantagioni.

Il serbatoio, alla base di un progetto di sviluppo della zona, era stato costruito grazie ad una donazione della Solidarietà Cristiana Italiana, dai volontari della Jordan Valley Solidarity nel 2013-2014.

L’acqua veniva precedentemente fornita dalla città di Tubas e dal villaggio di Alibkea, ma la conduttura che arrivava a Yarza era già stata confiscata dall’esercito d’occupazione 8 mesi fa.