Marta Fortunato dal blog storie dell’altro mondo

http://storiedellaltromondo.wordpress.com/2012/01/27/il-lavoro-nelle-colonie-distorsione-economica-delloccupazione/

Lavoratori colonieLa Valle del Giordano che secondo l’immaginario collettivo – e secondo anche molti media internazionali purtroppo –  Israele ha trasformato in un giardino, è totalmente sotto il controllo israeliano. Il motivo principale? Le risorse idriche. E’ qui che ci sono le principali riserve d’acqua di tutta la regione senza la quali Israele non potrebbe sopravvivere. Così ruba l’acqua ai villaggi beduini. Cosa fa la popolazione palestinese di questi villaggi? Prima di tutto un po’ di numeri. Nell’area della Valle del Giordano vivono circa 60.000 palestinesi (un numero esiguo se si pensa che prima del 1967 ce n’erano più di 300.000) e poco più di 5.000 coloni. Ma l’area è controllata dall’esercito e ci sono tante, tantissime colonie agricole. Dove si coltivano quei prodotti che poi vengono esportati. Anche in Europa. Sfruttando risorse idriche e manodopera palestinese. Tantissimi in quest’area lavorano nelle colonie. O sono pastori o agricoltori, oppure l’unica altra soluzione per portare a casa uno stipendio è quella di lavorare per il nemico. Non li giustifico, anzi all’inizio ero molto critica e sconvolta da questo fenomeno. Ma questo è quello che avviene. Mohammed mi racconta la sua storia e quella di tanti suoi amici:

“I palestinesi che lavorano nelle colonie della Valle del Giordano guadagnano 50, massimo 60 NIS al giorno (equivalente a 10-12 euro). Se invece avessero il permesso per andare in Israele, sarebbero pagati 250-300 NIS (50-60 euro). Si inizia alle 5.30, si finisce alle 13:30 circa. Se poi qualcuno vuole lavorare di più, magari se continua fino alle 20, può arrivare a 120 NIS (24 euro). Sono quasi tutte colonie agricole, io lavoravo in una colonia di tablanim, piante aromatiche, basilico, menta, salvia. Dovevano tagliarle, togliere le foglie marce, metterle in un sacchetto e impacchettarle. E via, verso l’Europa. Erano gentili, mi pagavano sempre, il trattamento che ci riservavano era buono, non ho mai avuto problemi. La maggior parte dei lavoratori sono palestinesi, altri invece vengono dalla Thailandia e dormono nelle colonie. Poi ho lasciato il mio lavoro, sono tornato ad essere un pastore. Guadagno di più”.