L’Occupazione israeliana ruba un serbatoio palestinese per l’acqua
Il 7 luglio 2015 le Forze di Occupazione Israeliane hanno ancora una volta confiscato un trattore agricolo e un serbatoio d’acqua appartenenti a Mohammed Al Kabma che vive con la sua famiglia a Hammamat al Maleh. Suo figlio Sulaiman usava questa importante attrezzatura per portare acqua alla sua famiglia e agli animali che possiedono.
Mohammed non aveva ricevuto nessun ordine di sequestro e quindi questo macchinario per lui essenziale è stato requisito senza alcun preavviso.
Già nel 2012 questa stessa famiglia si era vista sequestrare il proprio serbatoio dalle autorità israeliane. Era stata loro offerta la possibilità di ricomprare il serbatoio dalle autorità israeliane pagando 5000 shekels. Avevano rifiutato perché un serbatoio nuovo costava 4000 shekels.
In aggiunta, questa stessa famiglia ha subìto per tre volte dal 2010 la distruzione delle sue abitazioni. Ogni volta che una casa è demolita, gli abitanti si devono allontanare di almeno 150 metri, altrimenti le autorità israeliane possono demolire la casa ricostruita avvalendosi dello stesso ordine di demolizione. La famiglia si trova quindi in una situazione molto difficile dal momento che ha dovuto traslocare varie volte senza alcun aiuto.
Simili comportamenti sono abitualmente messi in atto dalle autorità israeliane nei confronti delle comunità agricole palestinesi che vivono nella Valle del Giordano, allo scopo di render la loro vita quanto più possibile difficile, secondo una strategia che cerca di costringerle ad abbandonare la loro terra.
L’attrezzatura confiscata è essenziale per gli agricoltori che devono andare a prendere e comperare l’acqua nelle zone vicine, dal momento che Israele controlla circa il 98% di tutte le risorse idriche, comprese le sorgenti naturali che spesso si trovano a pochi metri di distanza dalle loro terre. Gli agricoltori che tentano di usare queste sorgenti, che sono loro proibite dai coloni illegali, hanno spesso subìto violenze e pestaggi. Nel 2013, una donna residente ad Al Malih ha subìto un attacco brutale per aver tentato di usare l’acqua che proveniva da una sorgente a 20 metri dalla sua terra.