j.v 01nov08 al hadidiya 1Ancora una volta la comunità palestinese di Al Hadidiya è sotto minaccia di demolizione. Per favore agite per fermare questa pulizia etnica.

Le abitazioni di quattro famiglie sono sotto minaccia di demolizione e questo potrebbe verificarsi in qualsiasi momento. Questa comunità è stata sottoposta a demolizione di case più di una dozzina di volte tra il 1997 e il 2011: a giugno del 2011 l’esercito israeliano ha demolito 13 strutture, lasciando senza tetto 37 residenti, e peggiorando la vita quotidiana di altri 15. I membri della comunità hanno ricostruito le proprie case con il sostegno della “Jordan Valley Solidarity” [Solidarietà della Valle del Giordano], ma ancora una volta sono sottoposti a minaccia.

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“Il 21 giugno 2011 l’Amministrazione Civile ha demolito 8 abitazioni ad al-Hadidiya, nella Valle del Giordano. 36 palestinesi, compresi 15 minori, sono rimasti senza casa.”

Demolizione ad al-Hadidiya 21.6.2011

Riprese di: Atef Abu a-Rub

Ricercatore sul campo

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jv27oct08 al hadidiya 4A questo è seguita una campagna internazionale per salvare Al Hadidiya, sostenuta da Amnesty International e da molte altre importanti NGO.

E poi, il 10 novembre 2011, le forze di occupazione hanno emesso ordini di demolizione per 17 strutture (nove abitazioni oltre a recinti per animali e cucine). Peraltro a tutt’oggi queste demolizioni non sono state eseguite.

I membri della comunità si sono organizzati ed hanno contestato in tribunale gli ordini di demolizione. Ma il 22 febbraio del 2015 il loro avvocato, TawfiqJabareen, li ha convocati per informarli che il tribunale ha autorizzato gli ordini di demolizione delle case e dei recinti per gli animali di quattro famiglie. E quindi le abitazioni delle famiglie di Hazi Abid Arahim, Ali Mohammad Bsharat, Mahammad Ali Beni Odeh e Lutvi Mohammad Fehad potrebbero essere demolite da un momento all’altro.

Antefatto

j.v 01nov08 al hadidiya 3Al Hadidiya prima dell’occupazione del 1967 era una fiorente comunità composta all’incirca da 160 famiglie che vivevano in tradizionali abitazioni di pietra. Nel 1997 furono cacciate dalla terra di loro proprietà e non ebbero altra scelta che stabilirsi a parecchi chilometri di distanza, andando a vivere in tende di fortuna. Sono state costrette a vivere in questo modo negli ultimi 18 anni, mentre le autorità occupanti hanno sistematicamente negato loro il diritto di costruire qualsiasi tipo di strutturapermanente, o di avere acqua corrente, energia elettrica, scuole, assistenza sanitaria o strade. Le famiglie restanti hanno opposto resistenza e si sono rifiutate di rinunciare a vivere su questa terra, dedicandosi all’allevamento di pecore, capre e polli e alla produzione di formaggio per procurarsi di che vivere.

Questa comunità è soggetta a un’operazione di pulizia etnica. Al momento delle demolizioni nel 2011 nella comunità restavano 14 famiglie, adesso ci sono appena 12 famiglie che vivono lì. L’area dove vivono ora è stata dichiarata “living firezone” [N. zona chiusa di addestramento militare] dalle forze di occupazione, e a poche centinaia di metri dalle abitazioni si effettuano regolarmente esercitazioni militari con l’uso di carri armati e munizioni vive. La loro esistenza viene messa in secondo piano dalla presenzadi una base militaresulla collina sopra di loro e dagli insediamenti illegali israeliani di Ro’i e Beqa’ot che si sono appropriati di 3000 dunum di terra agricola intorno a loro.

Cosa potete fare

Stiamo facendo appello a tutti i nostri amici affinché prendano iniziative per dare sostegno alla popolazione di Al Hadidiya.

Venite a stare ad Al Hadidiya, nella Valle del Giordano, in Palestina, per sostenere la comunità (si veda la nostra pagina “volontariato”per maggiori informazioni)

  • Fate una donazione così che potremo aiutare a ricostruire Al Hadidiya se queste abitazioni verranno nuovamente demolite.
  • Scrivete ai vostri rappresentanti eletti nelle istituzioni:

Chiedete loro di rappresentarvi presso il Ministro del Governo responsabile degli Affari Esteri perché sia fatta pressione sulle forze di occupazione israeliane affinché cessino le demolizioni ad Al Hadidiya e in tutta la Valle del Giordano.

  • Contattate qualsiasi organizzazione di cui siete membri (ad esempio Amnesty International, organizzazioni sindacali, gruppi parrocchiali) e chiedete loro di far sentire la propria voce a favore dei diritti dei bambini del nord della Valle del Giordano.

Altre informazioni su Al Hadidiya

(da http:/www.btselem.org/jordan_valley/al_hadidiyeh)

Il villaggio di al-Hadidiya è situato nel nord della Valle del Giordano, vicino all’insediamento di Ro’i, su terra presa in affitto dai residenti di Tubas. I circa novanta residenti del villaggio si procurano da vivere dedicandosi all’agricoltura e alla pastorizia. Il villaggio non è collegato alla rete idrica e il consumo medio di acqua è di venti litri a persona al giorno, molto meno dei cento litri a persona al giorno raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il villaggio è tagliato fuori da ogni regolare rifornimento d’acqua nonostante la sua vicinanza ad un serbatoio (Beqa’ot 2) di Mekorot (la compagnia dell’acqua nazionale israeliana) che fornisce acqua ai vicini insediamenti di Ro’i e Beqa’ot. La dotazione d’acqua giornaliera a persona in questi insediamenti, solo per uso domestico, è di più di 460 litri, almeno 23 volte il consumo d’acqua ad Hadidiya.

Prima dell’occupazione israeliana della Cisgiordania i residenti di al-Hadidiya vivevano alcuni chilometri ad est dell’attuale ubicazione del villaggio, ma il luogo è stato dichiarato “zona di fuoco” e ai residenti è stato ordinato di sgombrare nel 1997. Una petizione che i residenti hanno presentato all’Alta Corte di Giustizia contro l’espulsione è stata respinta nel 2003, e quindi sono stati costretti ad andarsene. Tuttavia l’Amministrazione Civile ha emesso ordini di demolizione anche per strutture costruite nella nuova ubicazione, sostenendo che questa è terra agricola. Una petizione contro la politica dell’Amministrazione Civile nel loro villaggio presentata dagli abitanti nel marzo del 2004 è stata respinta nel dicembre 2006, dopo che la Corte si è rifiutata di intervenire sulle valutazioni dell’Amministrazione Civile. I giudici hanno accettato le argomentazioni presentate dalle forze armate e dall’Amministrazione Civile a favore dell’importanza prioritaria dell’evacuazione per ragioni di sicurezza dovute alla prossimità del villaggio all’insediamento di Ro’i e per ragioni di piano regolatore motivate dalla preoccupazione che le tende siano di fatto “l’inizio di un villaggio”, in contrasto con la classificazione della zona come area agricola.

traduzione a cura di Associazione AssoPacePalestina www-assopacepalestina.org

info: lmorgantiniassopace@gmail.com

si ringrazia Mirella Scriboni, AssoPacePalestina di Pisa