La terra ci unisce in Al Hama
Situazione attuale della comunità di Al Hama
Demografia e sfollamento forzato – Al Hama è una comunità palestinese insediata nel nord della Valle del Giordano da molto prima del 1967 e attualmente composta da 20 famiglie palestinesi ancora residenti, che formano una comunità di circa 300 persone.
Prima del 1967, la comunità ospitava più di 60 famiglie. Alcune di queste sono state espulse nel 1967 e si sono rifugiate nel campo di Tubas, nel villaggio di Ein el Beida o in Giordania. Molte altre hanno lasciato la comunità nel corso degli anni a causa delle misure coercitive attuate dalle forze di occupazione israeliane e delle vessazioni dei coloni. L’ultimo allontanamento è avvenuto nel 2016, quando l’esercito israeliano ha distrutto la casa della famiglia di Abu Nudal, che ora vive in Area A.
Situazione socio-economica e risorse – La maggior parte degli abitanti di Al Hama vive dell’allevamento di pecore, capre e mucche, producendo formaggi che vengono venduti nei mercati della Cisgiordania. La comunità si basa inoltre sull’attività agricola, coltivando in particolare piante che possono sopravvivere durante l’inverno come grano e ceci, così da far fronte alle severe restrizioni all’accesso all’acqua imposte da Israele.
Come molte altre comunità della Valle del Giordano, i contadini di Al Hama subiscono le politiche di apartheid delle risorse idriche. Non possono costruire pozzi né collegarsi alla rete idrica che rifornisce le colonie israeliane. Pertanto, gli abitanti devono acquistare cisterne d’acqua per soddisfare i propri bisogni quotidiani. Eppure vi sono quattro sorgenti naturali situate nel territorio della comunità di Al Hama. Una è di proprietà della famiglia Al Fiqh, e fornisce acqua ad almeno dieci agricoltori che coltivano ulivi, ortaggi, datteri e zaatar. Le altre tre sorgenti, poiché la maggior parte dei proprietari è stata costretta ad andarsene, necessiterebbero di interventi di manutenzione e allo stato attuale non riescono a soddisfare il fabbisogno idrico della comunità.
Al Hama non è ancora collegata alla rete elettrica; tuttavia, la maggior parte delle famiglie possiede pannelli solari.
Per quanto riguarda l’accesso all’area, solo due strade sterrate permettono di entrare e uscire, il che rende difficile l’accesso alle case in inverno, poiché le strade vengono invase dal fango.
Le politiche di apartheid imposte da Israele e le pratiche di annessione de facto vietano alle comunità palestinesi della Valle del Giordano di costruire qualsiasi tipo di edificio, inclusi scuole e asili. Pertanto, i 40 bambini che vivono ad Al Hama devono percorrere otto chilometri a piedi ogni giorno per raggiungere le scuole dei vicini villaggi di Ein El Beida e Kardala, il che diventa particolarmente difficile in estate e in inverno.
Vicinanza con le colonie illegali israeliane – La colonia illegale di Mehola è stata insediata vicino alla comunità di Al Hama. Fondata nel 1968, è una delle prime colonie israeliane in Cisgiordania. Attiva nel settore agroalimentare, controlla enormi campi nell’area.
Nel 2018, coloni israeliani hanno creato un nuovo avamposto illegale chiamato Suhail, situato vicino ad Al Hama. Gli abitanti di Suhail stanno cercando di prendere il controllo dei campi intorno alla comunità di Al Hama, impedendo ai pastori di portare gli animali a pascolare e usando la violenza contro i vicini palestinesi. I coloni fanno inoltre utilizzo di droni per sorvegliare la comunità palestinese. Sostenuto dal Fondo Nazionale Ebraico (JNF) e dal consiglio regionale dell’insediamento di Aravot HaYarden, l’avamposto di Suhail riceve l’aiuto di coloni volontari per portare avanti le sue attività contro gli abitanti di Al Hama.
Le politiche israeliane nel nord della Valle del Giordano dal 2018
Da qualche anno, organizzazioni e consigli regionali dei coloni hanno dato avvio a una politica che mira a promuovere e rafforzare il coinvolgimento in attività pastorali. Mentre l’attività principale delle colonie è storicamente l’agricoltura, i coloni dediti alla pastorizia rappresentano un fenomeno emergente nella Valle del Giordano. Si tratta di una strategia che mira a confiscare più terra ai palestinesi. A differenza dei coloni-agricoltori, infatti, i coloni-pastori hanno necessità di uscire dai confini degli insediamenti e portare il bestiame a pascolare nelle terre circostanti, di proprietà palestinese. Se la colonia agricola è tendenzialmente limitata alla terra che è riuscita a confiscare in primo luogo, l’avamposto dei pastori ha bisogno di avere più terra a disposizione, il che va a discapito dei pastori palestinesi.
I coloni-pastori ricevono formazione da un centro studi vicino alla colonia di Mehola, che insegna loro le tecniche dell’attività pastorizia e li istruisce su come prendere controllo delle terre palestinesi. La JNF e i consigli regionali degli insediamenti forniscono ai nuovi coloni tutto il materiale, le risorse e la protezione necessari per assicurare il prosperare dei nuovi avamposti.
In questo contesto, dal 2018 sono stati creati quattro avamposti nel nord della Valle del Giordano, i cui abitanti, insieme agli abitanti delle colonie di Mehola e Roatem, hanno confiscato terreni in cui sono situate tre sorgenti naturali: Al Sakot, Ain El Helweh e Al Khader. Sebbene tali sorgenti siano state utilizzate dai palestinesi per generazioni, ora sono state trasformate in aree turistiche e ricreative sotto totale controllo israeliano, impedendo ai palestinesi di utilizzarle per agricoltura e pastorizia. Alla confisca di terre a danno degli agricoltori e dei pastori palestinesi, nel nord della Valle del Giordano in particolare si accompagna l’imposizione di gravi limitazioni idriche.
Il progetto “Land Units Us”: riportare le famiglie palestinesi nell’Area C per proteggere una zona strategica
In reazione a questi nuovi, preoccupanti sviluppi, l’organizzazione Jordan Valley Solidarity (JVS) ha iniziato a lavorare al progetto Land Units Us (letteralmente “La terra ci unisce”) nella comunità di Al Hama. L’obiettivo è quello di riportare le famiglie dall’Area A alla comunità di Al Hama come mezzo per proteggere questo pezzo di terra.
Il valore strategico di Al Hama ne fa un sito chiave da proteggere. In primo luogo, le sue acque sorgive naturali sono le ultime nel nord della Valle del Giordano a non essere ancora state confiscate da Israele. In secondo luogo, le dimensioni, la posizione e le risorse agricole del territorio sono altri elementi che conferiscono un valore strategico ad Al Hama. La terra attualmente protetta dal progetto Land Units Us ha un’estensione rilevante, di circa 60 dunum. Inoltre, mentre la maggior parte delle famiglie palestinesi che si trovavano vicino alla strada 90 (la via di comunicazione principale che attraversa tutta la Valle del Giordano) sono state sradicate, Al Hama rimane una delle ultime comunità adiacenti all’autostrada, con appezzamenti di terra su entrambi i lati. Infine, la terra di Al Hama presenta molti alberi da dattero e ulivi che hanno più di 30 anni, il che ne proibisce la distruzione secondo la legge israeliana.
Dal maggio 2021 a oggi, Jordan Valley Solidarity ha portato avanti diverse azioni al fine di proteggere questa terra e reintegrare le famiglie palestinesi.
- Ricerca sullo status giuridico del territorio: Con l’aiuto di esperti di diritto, Jordan Valley Solidarity è venuta a conoscenza del fatto che le autorità di occupazione considerano la zona in questione riserva naturale e sito archeologico. Nelle riserve naturali, non è consentito agli agricoltori coltivare nuove specie. Poiché ciò fornisce un facile pretesto alle forze di occupazione israeliane per sradicare la comunità, le famiglie di Al Hama sono attualmente a rischio di allontanamento forzato. Di conseguenza, JVS ha documentato la presenza di coltivazioni ad Al Hama al fine di dimostrare che il terreno deve essere considerato un’area agricola. Inoltre, sono state documentate le colture già esistenti, per evitare che le autorità israeliane ne limitino la coltivazione in futuro.
- Accordo sull’affitto del terreno: Il terreno disponibile ad Al Hama è di proprietà della famiglia di Abu Nudal, che ha lasciato l’area nel 2016 per trasferirsi in Area A a causa delle forti limitazioni imposte dall’occupazione. JVS ha raggiunto un accordo con la famiglia di Abu Nudal per affittare il terreno per diversi anni.
- Installazione di strutture: JVS ha fornito all’occorrenza il necessario per ospitare una famiglia, costruendo una tenda e portando il materiale necessario a renderla abitabile, compresi mobili e attrezzature per cucinare.
- Sostenere il ritorno di una famiglia palestinese: Nell’agosto 2021, la famiglia di Abu Husein si è trasferita nelle nuove strutture di Al Hama. Il padre, Abu Husein, proviene da una famiglia di pastori che viveva nell’Area C, vicino ad Al Hama. È tornato in questa terra con la moglie e i tre figli.
- Ripristino delle acque sorgive: JVS ha avviato il processo di ripristino delle risorse idriche della comunità ripulendo una delle sorgenti naturali e una delle piscine che ne raccolgono l’acqua.
- Protezione degli edifici: JVS ha costruito una recinzione intorno a parti del terreno, nei punti in cui i coloni di Suhail e Mehola solitamente entrano nell’area.
- Promuovere sostenibilità economica: JVS ha promosso e sostenuto la creazione di un’attività agricola per consentire alla famiglia Abu Husein di vivere di questa terra. Sono state installate due condutture dell’acqua per irrigare le coltivazioni di alberi di dattero e di 6000 piante di zaatar. Inoltre, la famiglia e JVS hanno iniziato la rivivificazione degli alberi da dattero che erano stati abbandonati dopo la partenza dei proprietari sei anni fa. Inoltre, JVS ha recentemente acquistato un pannello solare per soddisfare il fabbisogno energetico della famiglia di Abu Husein.
Non da ultimo, JVS si è impegnata nel creare una rete di sostegno intorno al progetto Land Units Us. Diverse organizzazioni palestinesi si sono impegnate ad informare i palestinesi in altre aree della Cisgiordania sull’iniziativa. Proteggere la terra riportando le famiglie palestinesi a vivere in Area C è infatti un esempio importante di un nuovo tipo di resistenza, che deve essere diffuso anche al di fuori della Valle del Giordano, soprattutto tra i giovani palestinesi. Con il sostegno di organizzazioni palestinesi quali Land Defence Coalition e Badil, circa 500 persone – palestinesi della Cisgiordania, palestinesi del 1948 (territorio israeliano) e internazionali – hanno visitato il progetto e hanno avuto modo di ricevere spiegazioni su questa modalità di protezione della terra e delle sue risorse. La rete di supporto costruita ha inoltre mobilitato volontari per sostenere l’iniziativa, sia finanziariamente che attraverso la partecipazione ad attività agricole e di costruzione. Tuttavia, per rafforzare il progetto è necessario un ulteriore sostegno da parte di altre organizzazioni, internazionali e palestinesi.
Uno degli aspetti chiave del progetto Land Units Us è dunque quello di fornire un esempio verso una nuova strategia di resistenza da attuarsi in Area C. Infatti, mentre le attuali forme di resistenza nella Valle del Giordano si concentrano principalmente sul rafforzamento delle famiglie palestinesi che già vivono nell’Area C, come JVS crediamo che sia necessario puntare al rientro di un maggior numero di famiglie al fine di proteggere un territorio che, data l’abbondanza di risorse naturali, è di importanza strategica per la sopravvivenza di tutti i palestinesi. Attuata su scala più ampia, questa modalità permetterebbe inoltre di contrastare le conseguenze demografiche causate dalle politiche e dalle pratiche di apartheid israeliane, che mirano a spostare con la forza i palestinesi dall’Area C all’area A e B. Di conseguenza, è necessario che le organizzazioni internazionali e palestinesi, così come il Ministero dell’Agricoltura dell’Autorità Palestinese, prendano l’iniziativa, al fine di creare opportunità per il ritorno delle famiglie sfollate, che con la propria presenza contribuirebbero in maniera significativa a proteggere le risorse idriche, agricole e di pastorizia della Valle del Giordano.
Sfide imposte dalle politiche e dalle pratiche di apartheid israeliane
Il 27 ottobre 2021, le autorità di occupazione israeliane hanno emesso un ordine di demolizione della tenda residenziale e di altre strutture appartenenti alla famiglia di Abu Husein. JVS è riuscita a raccogliere la documentazione necessaria a dimostrare che la terra è di proprietà palestinese e data in affitto a famiglie palestinesi entro le 96 ore concesse, e a portarla davanti alla Corte israeliana. Il caso è tutt’ora aperto e l’ordine di demolizione pendente minaccia la possibilità della famiglia di Abu Husein di rimanere sul territorio, mettendo a rischio la riuscita dell’intero progetto.
Le pratiche vessatorie attuate dalle autorità israeliane rendono difficile lavorare nella comunità di Al Hama. Portare materiali agricoli e da costruzione è una sfida, poiché queste attrezzature sono costantemente a rischio di confisca da parte delle forze di occupazione. Per questo motivo, molti palestinesi della Valle del Giordano non sono disposti a portare i loro trattori e le macchine per lavorare nell’area, temendo una confisca da parte dell’esercito israeliano.
Un’ulteriore sfida da affrontare è rappresentata dagli attacchi effettuati dai coloni che risiedono negli insediamenti illegali e nelle colonie circostanti, i quali hanno un forte interesse ad appropriarsi dell’area di Al Hama e delle risorse idriche lì situate, che non mancano di far presente agli abitanti tramite incursioni regolari nella comunità. A partire da inizio anno, i coloni di Mekhola hanno fatto sapere di essere intenzionati a costruire una conduttura che colleghi le sorgenti di Al Hama al loro abitato. In alcuni casi, i coloni si spingono ad entrare nel territorio di Al Hama e a immergersi nelle sorgenti, che considerano sacre e affidate a loro da Dio.
Se quest’area è strategica per i palestinesi, lo è anche per Israele. L’azienda idrica israeliana Mekorot effettua visite regolari ad Al Hama per controllare le modalità con cui la comunità utilizza le sorgenti d’acqua, assicurandosi che gli abitanti rispettino le imposizioni israeliane, le quali impediscono ai palestinesi di installare macchinari per il pompaggio dell’acqua e di ristrutturare i vecchi pozzi. Essendo quest’area nota per le sue preziose risorse idriche e fondiarie, è dunque ulteriormente a rischio di confisca da parte dei coloni e delle forze di occupazione israeliane.
Il futuro del progetto Land Units Us e della comunità di Al Hama
L’opera più importante da realizzare ad Al Hama è il recupero delle acque sorgive, che hanno il potenziale per fornire acqua potabile e agricola all’intera comunità. Inoltre, il ripristino e la protezione di queste risorse idriche sono fondamentali per impedirne la confisca da parte delle forze di occupazione o dei coloni. La disponibilità di acqua ad Al Hama aiuterebbe la comunità a incrementare le proprie attività agricole. Inoltre, JVS intende costruire condutture per collegare le sorgenti d’acqua alle case.
Il progetto di JVS prevede inoltre l’allargamento delle colture esistenti, piantando alberi di vite nella comunità, che rappresenterebbero un’ulteriore fonte di reddito per gli abitanti del luogo, nonché una fonte di materiale da utilizzare come base per la costruzione di una struttura ad uso collettivo e ricreativo, fornendo alle famiglie uno spazio all’ombra per godere della natura e consumare i pasti insieme. Questa struttura verrà inoltre utilizzata per costruire un parco giochi per i bambini di Al Hama.
Nell’area messa in sicurezza dal progetto Land Units Us verranno piantati altri ulivi a sostegno della famiglia di Abu Husein, la quale partecipa alla fondazione di una cooperativa di donne e giovani che raccoglie persone dai villaggi vicini. Questa cooperativa permetterà agli agricoltori e agli artigiani locali di vendere i propri prodotti in Cisgiordania e sui mercati internazionali, il cui accesso è attualmente difficoltoso. Le donne degli altri villaggi e comunità della Valle del Giordano verranno ad aiutare a raccogliere zaatar e datteri, e la cooperativa faciliterà la vendita della produzione della famiglia di Abu Husein.
Infine, parte del terreno della comunità sarà utilizzato per creare un centro culturale al fine di ospitare un’attività di turismo agricolo. Parallelamente, questo spazio comune permetterà a un maggior numero di visitatori palestinesi e internazionali di visitare Al Hama e di conoscere il progetto Land Units Us. La diffusione della consapevolezza tra i giovani di questa nuova forma di resistenza è infatti fondamentale per rafforzare la capacità dei palestinesi di rimanere saldi di fronte alle sfide imposte dall’apartheid israeliano.