La demolizione della rete idrica di Bardala
Martedì 4 febbraio 2020 la compagnia statale israeliana Mekorot e forze dell’esercito di occupazione hanno assaltato il villaggio di Bardala, nel nord della valle del Giordano, chiudendo con la forza il pozzo dichiarato illegale dal governo e distruggendo 700 metri di tubature utilizzate per condurre l’acqua nei campi dei contadini.
Prima dell’occupazione del 1967, la comunità di Bardala si riforniva dell’acqua necessaria da un pozzo situato nel villaggio, poi chiuso da Mekorot nel 1974. La compagnia ha in seguito imposto un rifornimento limitato da un nuovo pozzo, di proprietà israeliana, scavato da Mekorot sempre all’interno del villaggio.
Oggi i residenti soffrono per lo scarso accesso all’acqua, linfa vitale per un’economia contadina che per la propria sussistenza si appoggia quasi esclusivamente alla coltura e alla pastorizia.
La recente escalation nelle politiche israeliane di appropriazione delle risorse è direttamente collegata alla promessa fatta dal presidente Trump al primo ministro israeliano Netanyahu di sostenere l’annessione della valle del Giordano.
Il villaggio di Bardala, come molti altri nella valle, è sottoposto da anni ad attacchi e violazioni da parte delle forze di occupazione. Nel 2018 in particolare, centinaia di metri di tubature idriche (difficoltosamente reperite da parte degli abitanti del villaggio) furono distrutte. Da allora, le istituzioni internazionali non sono intervenute per fornire soluzioni alternative.
Come JVS – Jordan Valley Solidarity (rete di solidarietà per la valle del Giordano) facciamo appello agli organismi e ai gruppi di solidarietà internazionali affinché si schierino dalla parte degli abitanti di Bardala e della valle, per aiutarli a difendersi dagli attacchi quotidiani che colpiscono l’accesso a risorse fondamentali quali acqua, educazione, salute e diritto alla casa.
La rete di solidarietà si sta già muovendo per aiutare i contadini a ricostruire una rete idrica. Vogliamo ribadire l’importanza fondamentale del sostegno ai contadini, coinvolti in prima persona a proteggere la terra e a difenderla dalle confische.
Chiediamo inoltre a tutti i gruppi solidali con la causa palestinese di contattarci se interessati a sostenere i contadini in qualsiasi modo.