La Jordan Valley Solidarity (JVS) denuncia le demolizioni avvenute in prima mattina nei villaggi di Fasayil, Tubas e Jiftek e chiede un’azione preventiva da parte della comunità internazionale.

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Nelle prime ore dell’8 agosto 2016, la Jordan Valley Solidarity (JVS) è stata informata che a Tubas, Jiftek e Fasayil erano in atto demolizioni di abitazioni, costruzioni per il bestiame e impianti idrici, in zone dichiarate “aree chiuse di tiro” dalle forze di occupazione di Israele. La JVS ha preso contatto con le famiglie delle tre zone interessate ed ha raccolto resoconti di prima mano sulle violazioni dei diritti delle famiglie di pastori palestinesi della Valle del Giordano (Cisgiordania occupata, Palestina). Alle famiglie colpite dalle demolizioni è stato riconosciuto fin dal 1967 lo status di rifugiati da parte dell’Agenzia ONU per il Soccorso e l’Occupazione dei Rifugiati Palestinesi in Medio Oriente (UNRWA). Secondo il coordinatore della JVS, Rashed Khudiri, queste famiglie stanno veramente soffrendo una nuova Nakba perché vengono sistematicamente espropriate nella loro stessa terra d’origine. L’occupazione e la colonizzazione messe in atto dall’esercito israeliano nell’area C della Valle del Giordano hanno ridotto la popolazione senza accesso alle sorgenti d’acqua, senza il diritto di sviluppare le necessarie risorse sanitarie e scolastiche e senza il diritto di costruire le proprie strutture abitative. A tutt’oggi, la protesta internazionale contro queste violazioni resta flebile, giacché solo pochi hanno preso una posizione tesa a proteggere preventivamente le famiglie che hanno deciso di restare radicate alla loro terra.

La JVS ha parlato con i familiari di Rashed Khrazat nella loro casa di Jiftek ed ha udito il racconto di come la loro stalla, che conteneva 200 tra pecore e capre oltre a diversi sacchi di mangime, sia stata demolita alle 5 del mattino. Sotto la guida di personale dell’Amministrazione Civile Israeliana arrivato con due auto bianche, la demolizione è stata compiuta da due bulldozer accompagnati da quattro jeep di soldati israeliani. La struttura metallica è stata danneggiata in modo tale da renderla completamente inservibile. Dopo la demolizione, la famiglia Khrazat non ha più dove ricoverare i suoi animali ed ha subito perdite significative sui mangimi che aveva acquistato. I quindici componenti della famiglia hanno già subito tre demolizioni a partire dal 2014, l’ultima delle quali nel febbraio 2016. Vogliono rimanere legati alla terra che li sostenta, ma le loro condizioni vengono rese sempre più difficili da questi atti di violenza compiuti dall’Amministrazione Civile e dall’esercito di occupazione di Israele.

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Sempre a Jiftek, la JVS ha parlato con Saber S. Rashaideh la cui casa è stata demolita intorno alle 5:30 di stamani dalla stessa squadra composta dall’Amministrazione Civile, dall’esercito e dai bulldozer israeliani. La famiglia è riuscita a mettere in salvo molte delle sue proprietà portandole nella casa dei Khazat mentre veniva eseguita la demolizione, ma ora che la loro casa è distrutta sono costretti a vivere in condizioni precarie in casa di parenti.

A Fasayil, la cucina, il soggiorno e il bagno della famiglia Rashaideh sono stati demoliti alle 8 del mattino da militari israeliani dotati di 11 jeep e 2 bulldozer. Alla famiglia, che in quel momento stava preparando i suoi cibi, sono stati concessi 20 minuti per sgomberare. Non avevano ricevuto un ordine preventivo di demolizione, ma vivevano pericolosamente su una terra dove le loro case erano già state distrutte una prima volta nel 2011 e più recentemente nel febbraio 2016.

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A Tubas, la JVS ha incontrato un abitante dal quale ha appreso che la comunità era appena riuscita a completare la costruzione di una condotta d’acqua di 4 chilometri da Tubas a Khirbet Yarza. Dal momento che la condotta era fatta con tubi di plastica, doveva considerarsi legale nell’area C, anche se molti regolamenti impediscono ai Palestinesi di costruire nella zona qualunque struttura permanente. Alcuni residenti di Khirbet Yarza hanno radici familiari che risalgono a più di 500 anni fa, ma da quando sono stati occupati da Israele non sono più riusciti a costruire infrastrutture idriche che possano soddisfare i bisogni della popolazione attuale. Proprio oggi, 8 agosto, avrebbero dovuto festeggiare il primo giorno in cui la condotta dell’acqua entrava pienamente in funzione. Invece, alle 5 del mattino, mentre la maggior parte delle famiglie della zona stavano ancora dormendo, sono arrivati i soldati e i bulldozer israeliani, hanno confiscato un chilometro di tubazione ed hanno distrutto gli altri 3 chilometri di condutture.

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In risposta a questa violenza mirata e sistematica, la JVS chiede che la comunità internazionale aumenti il livello di condanna contro l’aggressione che l’esercito israeliano porta contro le famiglie palestinesi che lottano per i loro elementari diritti di sopravvivenza e di permanenza nella Valle del Giordano; chiede inoltre che le organizzazioni internazionali mettano in atto maggiori misure preventive per proteggere le famiglie colpite e fa pressione su tutte le imprese e le agenzie finanziarie che collaborano con l’esercito israeliano affinché cessino immediatamente e incondizionatamente ogni forma di rapporto.