Accesso all’Educazione
Da sei anni la Jordan Valley Solidarity lavora con le comunità locali per fronteggiare il controllo che i comandanti militari israeliani esercitano sul diritto all’educazione dei loro figli.
I bambini della Valle del Giordano frequentano scuole carenti sotto il punto di vista dei servizi e spesso lasciano la scuola prima dei loro coetanei nel resto della Cisgiordania. Nonostante l’accesso all’educazione sia sancito come diritto inviolabile a livello internazionale, questo viene loro sistematicamente negato.
Perché?
– Con il 95% della Valle del Giordano occupata da colonie israeliane, basi militari e “riserve naturali”, erogare l’educazione diventa una sfida;
– alle scuole esistenti viene sistematicamente rifiutato il permesso di ampliare o migliorare le proprie strutture, anche solo per quanto riguarda l’installazione di servizi come elettricità, acqua potabile o wc;
– nel percorso verso le scuole i bambini divengono spesso oggetto di aggressioni da parte di soldati e coloni israeliani;
– molte comunità hanno perso talmente tanta terra e risorse che non possono non dipendere per il sostentamento dal lavoro (nelle fattorie o nelle colonie) dei propri figli.
IL PROGETTO SCOLASTICO DELLA JORDAN VALLEY SOLIDARITY
Finora abbiamo costruito aree educative, da asili a scuole superiori, in sei villaggi. L’Amministrazione Militare Israeliana ha tentato di prevenire, con leggi draconiane, ognuna di queste costruzioni ed ogni volta ci siamo opposti al loro potere di farlo.
Abbiamo lavorato con le comunità locali per stabilire una scuola superiore ad Al Jiftlik nel 2005 e scuole elementari nell’Alta Fasayil e a Ka’abne nel 2007. L’esistenza di tutte e tre è stata sfidata da ordini di demolizione che abbiamo costantemente contestato, ottenendo infine la protezione degli edifici da parte del Ministero dell’Educazione dell’Autorità Palestinese. Nonostante ciò la sopravvivenza della scuola di Ka’abne non è garantita, essendo ancora soggetta ad un’istanza di demolizione emessa nel 2010. La JVS sta per questo ancora lavorando con la comunità per ottenere l’affermazione permanente del diritto all’educazione per i bambini dell’area.
Nel novembre del 2010 abbiamo costruito un asilo ad Ein El Hilwe ed in febbraio e marzo abbiamo fatto lo stesso a Mak-hul e Al Auja. Gestite interamente da insegnanti volontari e sostenitori della JVS, queste strutture sono state create per i bambini delle comunità beduine stanziate nell’Area C, le quali sono costrette a subire costanti limitazioni e minacce di demolizioni. Gli insegnanti degli asili donano il loro tempo gratuitamente e stanno costruendo forti rapporti con i bambini e le loro famiglie. La loro giornata inizia visitando ogni famiglia per prendere i bambini ed accompagnarli a scuola ed anche alla fine delle lezioni questi vengono riaccompagnati a casa. Nel week-end si continua a lavorare: ci sono classi extra per i bambini della zona che frequentano le elementari i quali vengono aiutati con i compiti e con qualsiasi altra necessità legata alla formazione di cui possono aver bisogno.
Nessuna di queste scuole riceve fondi da agenzie esterne e la costruzione è avvenuta completamente ad opera di volontari. Siamo stati molto grati a Save the Children per la donazione all’asilo di Ein El Hilwe, ma, per quanto riguarda i materiali, i servizi e le spese relative agli insegnanti delle altre strutture, questi vengono finanziati dalla JVS con donazioni provenienti da sostenitori locali ed internazionali.
PERCHÉ I NOSTRI PROGETTI NON VENGONO FINANZIATI DA ONG
Le comunità dell’Area C sono totalmente in trappola. Oltre alla pulizia etnica perpetrata dai militari israeliani e dai coloni, la maggior parte delle ONG e delle Onlus non possono supportare progetti nella zona perché ritenute illegali dalla giurisdizione militare israeliana. Intervenendo nell’Area C il rischio sarebbe di essere cacciate in blocco dall’intera Palestina e per questo motivo sono costrette ad evitare di sostenere la parte più povera e vulnerabile della popolazione della Cisgiordania.
Aiutando le comunità a creare le proprie scuole, la Jordan Valley Solidarity sta facendo molto più che garantire il diritto all’educazione dei bambini che le frequentano. Stiamo di fatto affermando nella pratica il diritto dei palestinesi a costruire le proprie infrastrutture al fine di rimanere sulla terra da loro abitata da generazioni. Stiamo creando le condizioni tali da far sì che l’Autorità Palestinese, le ONG e i sostenitori internazionali possano supportare queste comunità particolarmente vulnerabili. Stiamo pianificando un futuro in cui la comunità palestinese della Valle del Giordano sarà talmente sana e forte da raggiungere l’indipendenza e l’autodeterminazione.
LE SCUOLE
AL JIFTLIK: DA TENDA-SCUOLA AD EDIFICIO PIÙ MODERNO DEL VILLAGGIO
La nostra prima esperienza è stata la creazione della scuola di Al Jiftlik nel 2005. L’unica scuola (dell’UNRWA) presente nel villaggio, si occupava della formazione dei ragazzi solo fino ai 13 anni e la popolazione locale richiedeva senza successo scuole per ragazzi più grandi dal 1967….cioè per un totale di 38 anni! Abbiamo trovato un uomo che possedeva delle terre e ne ha donate una parte alla causa, abbiamo posato i pavimenti in cemento e innalzato grandi tende, equipaggiate al loro interno con banchi, sedie e lavagne.
Abbiamo fatto ciò consapevoli del fatto che molti giovani del villaggio stavano ricevendo un livello d’educazione inadeguato. Andare in scuole più distanti era molto difficile vista l’assenza di trasporto pubblico nell’area e l’obbligo di attraversare i checkpoint (esperienza sempre difficile, ma particolarmente complessa quando, in caso di chiusura anticipata, i ragazzi erano costretti a cercare luoghi di fortuna dove passare la notte). Inoltre le loro famiglie necessitano del loro lavoro, era quindi possibile frequentare la scuola solo se in grado di tornare facilmente per aiutare nei campi o a casa.
Le condizioni nella tenda-scuola erano dure: i tendoni volavano via durnte i temporali ed il caldo era insopportabile d’estate. Nonostante ciò gli studenti erano determinati a non lasciare la scuola. Nel 2006 abbiamo quindi costruito una struttura scolastica molto semplice con muri di cemento e tetti di metallo. Avendo ottenuto il riconoscimento dell’esistenza della scuola superiore, questa è stata ampliata grandemente in seguito, nel 2007 e 2008, grazie ad un finanziamento del governo della Malesia ed è ora gestita dal Ministero dell’Educazione palestinese.
FASAYIL: LA SCUOLA CHE NON VOLEVANO FARCI COSTRUIRE
Nell’aprile del 2007 una delegazione proveniente da Brighton ha visitato Fasayil Alta, nella Valle del Giordano. I visitatori inglesi hanno radunato i membri del villaggio e ci hanno comunicato che stavano pianificando la costruzione di una scuola, in quanto a conoscenza del fatto che agli abitanti del luogo era proibito costruire qualsiasi tipo di edificio, fare riparazioni o migliorare le costruzioni esistenti per via dell’Amministrazione Militare Israeliana.
Poco dopo l’inizio dei lavori, come previsto, l’Amministrazione ha emesso un’ingiunzione per arrestare l’opera. Gli abitanti di Fasayil hanno continuato imperterriti nonostante ciò e si sono appellati presso la corte contro l’ingiunzione. Nel frattempo la Jordan Valley Solidarity di Brighton organizzava una petizione internazionale cercando una copertura mediatica britannica. Israele a qual punto ha fatto marcia indietro. L’Alta Fasayil riusciva inoltre ad ottenre, il 13 maggio,l’inserimento nella lista dei luoghi in cui Israele aveva intenzione di “facilitare il miglioramento delle infrastrutture scolastiche, sanitarie e dell’approvvigionamento dei servizi” e “riesaminare gli ordini di demolizione in vigore”. Una vittoria significativa per la gente di Fasayil, gran parte della quale è costretta a lavorare illegalmente nelle colonie israeliane per guadagnare abbastanza da garantirsi la sopravvivenza, vivendo sotto la costante minaccia di demolizioni.
Tornando alla scuola: alla fine del maggio 2008 due aule erano state completate e le lezioni hanno avuto inizio nel settembre del 2008. Avendo ottenuto il riconoscimento dell’esistenza della scuola, il Ministero dell’Educazione dell’Autorità Palestinese ha provveduto agli insegnanti e alle risorse. Le donazioni hanno contribuito alla costruzione di altre classi, bagni e un campo da basket.
La scuola è tuttora in crescita ed è stata costruita nei pressi anche una clinica.
KA’ABNE: LA NOSTRA BATTAGLIA CONTINUA
La comunità beduina stanziata a nord-est di Gerico, nell’Area C, ha effettuato spostamenti da Ka’abne a Gerico negli ultimi 50 anni. Ora delle ordinanze militari le impediscono di lasciare Ka’abne e di avere accesso all’elettricità, all’acqua e a tutta una serie di sevizi ed infrastrutture essenziali: è impedita ad esempio l’erezione di qualsiasi tipo di struttura, al contrario della regolamentazione che permette ai coloni di ampliare le loro aree abitative (ricordiamo che nella Valle del Giordano sono presenti 36 colonie, di cui una, Yitav, proprio nella zona abitata dai beduini); il villaggio non dispone né di corrente elettrica (ad eccezione di generatori portatili) né di acqua (nonostante questo sia posizionato vicino due enormi serbatoi di proprietà della compagnia israeliana Mekorot, la quale eroga ai beduini l’acqua ottenuta dalla loro stessa terra ad un costo di 20 NIS all’ora, l’equivalente di circa 5 euro). Le famiglie tradizionali, le quali vivono dell’allevamento di capre e pecore e della vendita dei prodotti ricavati da queste (carne, formaggio e yogurt), vengono sistematicamente attaccate dai coloni di Yitav quando portano gli animali al pascolo.
Il 1 gennaio 2010 un nuovo anno ed un nuovo progetto di resistenza iniziano nella Valle del Giordano. La scuola di Ka’abne è già frequentata da 80 alunni ma altri vogliono seguire le lezioni, si rendono quindi necessarie nuove classi. I residenti del villaggio erigono tende da utilizzare come aule aggiuntive.
Il 3 gennaio la scuola riceve una notifica dall’Autorità Militare Israeliana, la quale ordina lo smantellamento delle nuove strutture e della moschea locale. Nel caso in cui non fosse stato dato seguito all’ordinanza entro il 5 febbraio, si sarebbe proceduto alla demolizione.
In sfida alla minaccia di demolizione, il 9 febbraio, nella scuola, si tiene la prima Conferenza Beduina della Valle del Giordano. Circa 700 persone vi partecipano e collaborano nello stilare un Piano d’Azione finalizzato alla creazione di infrastrutture essenziali per la comunità beduina locale. L’istruzione viene inserità tra le priorità più impellenti.
La scuola viene di nuovo interessata da un’ordinanza di demolizione il 9 giugno del 2010. La comunità sa che la Forza d’Occupazione Israeliana può in ogni momento presentarsi nel villaggio e demolire la scuola. Gli abitanti rimangono comunque fermi sulle loro posizioni e determinati a ricostruire laddove ciò accada.
EIN EL HILWE: “SORGENTE DOLCE” O “OCCHIO DEL CICLONE”?
Ein el Hilwe significa “sorgente dolce”, illusione di un’idilliaca atmosfera rurale. La realtà è molto differente.
I membri della comunità hanno prosperato per molti anni intorno alla sorgente da cui attingevano per se stessi ed i propri animali, ma negli ultimi tempi le loro vite sono state devastate. La colonia Maskiyot, vicino la quale vivono, è una delle più aggressive e fondamentaliste dell’area. Con l’espansione degli ultimi anni i coloni hanno iniziato a lavorare fianco a fianco con l’esercito israeliano per costringere i palestinesi a lasciare la zona.
Negli ultimi due anni ai palestinesi è stato impedito l’accesso alla sorgente, gli allevatori della comunità sono oggetto di attacchi durante il pascolo degli animali e addirittura nelle loro case. Un caso particolarmente brutale è stata l’uccisione del cavallo di Ayman, palestinese di 11 anni, il 16 marzo del 2011. Davanti gli occhi del bambino un gruppo di coloni ha prima tentato di strangolare il cavallo legandogli una corda intorno al collo, per poi ucciderlo colpendolo ripetutamente sulla testa. I coloni hanno per due volte montato tende vicino case di famiglie beduine (nell’aprile 2010 e nel marzo del 2011) al fine di perpetrarvi contro violenze, fino a quando l’esercito israeliano ha costretto le suddette famiglie beduine ad abbandonare il posto, demolendo le case. La comunità ha deciso nonostante ciò di resistere sulla sua terra.
Nel 2010 la Jordan Valley Solidarity ha innalzato una tenda-scuola insieme alle famiglie locali: questa funge da asilo per 15 bambini nei giorni feriali e come scuola supplementare per i ragazzi nei week-end. Nel febbraio del 2011 stavamo pianificando un’estensione della scuola per far in modo che i ragazzi più grandi potessero frequentarla tutti i giorni, ma l’esercito è arrivato ed ha minacciato di demolire l’intera struttura.
E’ essenziale per la comunità locale che la scuola continui ad esistere, per fornire un rifugio ai bambini e un centro d’incontro per tutti.
MAK-HUL: LA MICRO-SCUOLA
A Mak-hul abbiamo un piccolo asilo in cui una mamma locale da lezioni a sei bambini provenienti da Mak-hul e Al Hadidiya. La struttura è composta da sacchi cuciti insieme su un telaio di metallo.
Gli abitanti di Mak-hul e Al Hadidiya hanno veramente pagato lo scotto della politica di pulizia etnica israeliana. Da dieci anni a questa parte sono all’ordine del giorno minacce (e non solo) di demolizioni, attacchi da parte dei coloni e dell’esercito, limitazioni d’accesso all’acqua e all’elettricità, sfollamenti coatti per far spazio alle colonie, così come costanti sono il rumore degli spari per via delle esercitazioni militari e la vista delle armi lasciate sul suolo senza munizioni nelle zone abitate dai civili.
L’istruzione da sola non basterà per curare le ferite lasciate dai crimini commessi. Nonostante ciò questa è una delle poche armi capaci di favorire la resistenza e promuovere il diritto a vivere nella Valle del Giordano e nella Palestina tutta.
RAS AL AUJA: LA SCUOLA DI VITTORIO
Ras Al Auja è una consistente comunità beduina situata 7 km ad ovest di Al Auja. Come molte altre comunità i Ras Al Auja si sono stabiliti in questa zona specifica per via dell’abbondanza di acqua e, come molti altri palestinesi, si sono visti rubare questa risorsa dagli occupanti, ritrovandosi costretti ad acquistarla, appunto, dagli israeliani.
Nel marzo del 2011 la popolazione locale si unisce alla JVS nella costruzione di una nuova scuola per l’area (sempre formata da tende fatte di sacchi cuciti tra loro) e le donne del posto si offrono di fare da insegnanti. 25 bambini arrivano a frequentare le lezioni. Tuttavia le condizioni della comunità rimangono dure: le famiglie locali, le quali una volta disponevano di greggi formate da 100 capre o pecore che potevano pascolare e abbeverarsi intorno alla fonte, oggi sono ridotte a sopravvivere dell’irrisoria paga derivante dal lavoro nelle colonie. L’area somiglia ormai ad un campo di lavoro dei tempi delle township dell’apartheid sud africana, con gli uomini a lavoro negli insediamenti illegali per tutto il giorno. I bambini percorrono quotidianamente sette chilometri per frequentare le lezioni, con il costo dei mezzi di trasporto che grava enormemente sul magro salario delle famiglie, spinte sempre più spesso a fare pressioni affinché i propri figli lascino la scuola.
Ad aprile la comunità decide che una scuola fatta di tende non è abbastanza, nonostante importanti passi avanti nell’erogazione dei servizi base per i bambini, durante il periodo invernale le condizioni sono invivibili per via del freddo. Si decide quindi di costruire nuove scuole di mattoni e, nel giro di pochi giorni, il terreno viene preparato e file di mud bricks (fatti da donne e bambini del villaggio con l’aiuto di volontari internazionali provenienti da Argentina, Colombia, Francia, Messico e Regno Unito) vengono posti ad asciugare al sole.
E’ stato allora che siamo siamo venuti a conoscenza della triste notizia riguardante la morte di Vittorio Arrigoni, attivista italiano ucciso a Gaza nell’aprile 2011. Così, dopo aver parlato con la sua famiglia, abbiamo deciso di intitolare la scuola a suo nome. Vittorio è stato e rimarrà un grande simbolo della resistenza. Dare il suo nome ad una delle nostre scuole è un onore e faremo del nostro meglio per far sì che questa sia un altro fulgido esempio della resistenza contro l’occupazione. Siamo grati alla famiglia di Vittorio per averci permesso di far questo.
Il 25 aprile del 2011 Luisa Morgantini, ex-Vice Presidente del Parlamento Europeo e Majed Al Fityani, Governatore di Gerico, al cospetto dei membri della comunità locale e ai volontari della Jordan Valley Solidarity, hanno posato il primo mattone della scuola Vittorio Solidarity. A ciò sono seguiti due mesi di lavori della comunità e di centinaia di volontari internazionali per l’erezione di due classi costruite interamente in mud bricks. Due caravan sono poi stati utilizzati come strutture aggiuntive.
Il 7 settembre l’esercito israeliano è arrivato ed ha distrutto la scuola e portato via i caravan. Il villaggio è rimasto quindi di nuovo senza una scuola, ma la JVS non si arrenderà così facilmente.