Nuove demolizioni, confische e trasferimenti forzati. La politica di occupazione nella Valle del Giordano continua.
La Valle del Giordano è più che mai sotto attacco da parte delle forze di occupazione israeliane.
L’Amministrazione Civile Israeliana ha recentemente deciso di trasformare centinaia di acri di terra agricola palestinese in “riserve naturali” nel nord della Valle del Giordano. Le località colpite sono quelle di Al-Farsieh and Ain Al-Hilweh. Rashid Khdeirat ha confermato, secondo le prime informazioni giunte, che più di 1.500 dunums sono stati convertiti in riserve naturali, portando il numero totale di terra convertita dall’occupazione a 76.000 dunums.
Khdeirat ha sottolineato che le terre in questione sono situate fra gli insediameni isareliani di Rotem e Maskiot, e che i proprioetari palestinesi possiedono tutta la documentazione necessaria a comprovare i diritti di proprietà. A conseguenza di questa espropriazione, i palestinesi sono impossibilitati a utilizzare la terra di loro appartenenza in qualsiasi modo: non gli è permesso infatti costruire, né coltivare, né approvvigionarsi liberamente dalla sorgente di Ain al-Hilweh, la più importante fonte d’acqua potabile per la popolazione palestinese nella Valle del Giordano, nonché zona particolarmente adatta per il pascolo degli animali da allevamento.
Il furto d’acqua e di terra rappresenta uno dei metodi più efficaci per costringere i palestinesi al trasferimento forzato. Il 7 luglio le forze di occupazione hanno demolito una cisterna d’acqua usata dagli agricoltori nel villaggio di Bardala, portando a tre il numero di demolizioni di cisterne nel villaggio nell’ultimo mese. Nel quadro della stessa strategia, un anno fa era stato impedito l’accesso alla sorgente di Ain al-Sakut, isolandola con delle barriere. La negazione all’accesso all’acqua potabile è il segno più evidente di discriminazione razziale compiuta dalle istituzioni israeliane nei confronti dei palestinesi.
Sempre nella giornata del 7 luglio, infine, le forze di occupazione israeliane hanno demolito per la settima volta dall’inizio dell’anno la comunità di Khirbet Humsa al-Fawqa, nel nord della Valle del Giordano. I bulldozer israeliani hanno distrutto le abitazioni degli abitanti della comunità, confiscandone i materiali, mentre soldati hanno costretto i civili a salire su mezzi militari per essere trasferiti altrove, con il chiaro obiettivo di far evacuare forzosamente la zona e costringere gli abitanti ad andarsene una volta per tutte. Una soldatessa israeliana è stata incaricata di fare pressione specificatamente sulle donne per convincerle a salire sui mezzi.
Abu Hakam, abitante di Humsa, ha raccontato così quanto accaduto: “L’esercito di occupazione ha attaccato Humsa al mattino, accompagnato da bulldozer e da camion per il trasporto di materiale. Alcuni bulldozer erano presenti anche al checkpoint di Hamra, a sud di Tubas. Tutt’ora le forze di occupazione impediscono alla Mezzaluna Rossa di portare aiuti umanitari a chi si rifiuta di andarsene”.