Grave escalation degli attacchi al villaggio di Bardala da parte dei coloni, l’esercito fornisce protezione
Nella notte di mercoledì 23 aprile, intorno alle 22, il villaggio di Bardala (nella Valle del Giordano settentrionale) ha subito un violento attacco da parte di gruppi di coloni, i quali hanno distrutto le condutture idriche utilizzate del villaggio per l’irrigazione dei campi, spingendo diversi agricoltori locali a mobilitarsi per difendere le loro proprietà.

Dopo essere riusciti a respingere gli aggressori iniziali, i contadini hanno subito un’imboscata da parte di un altro gruppo di coloni armati in attesa. La situazione è rapidamente degenerata in un conflitto con armi da fuoco che ha provocato il ferimento di sette civili palestinesi, due dei quali sono in condizioni critiche.

L’esercito e la polizia israeliana, pur presenti nelle vicinanze, non hanno preso alcuna iniziativa per fermare l’assalto, fornendo al contrario protezione ai coloni, che hanno approfittato della situazione per proseguire l’attacco. Sono quindi avanzati verso il centro del villaggio incendiando la casa di un residente, Ahmad Ibrahim Jahalin Alaa Jahalin, e quella di suo padre. Le due abitazioni, che insieme ad un ricovero per animali coprivano un’area di 160 m², ospitavano due famiglie per un totale di dieci persone, la maggior parte delle quali donne e ragazze. A causa dell’incendio sono andate completamente distrutte.

Questo attacco si inserisce in un’escalation di violazioni che dura da più di una settimana, durante la quale la rete idrica che fornisce il villaggio di Bardala è stata ripetutamente sabotata da parte dei coloni. Il villaggio è ora completamente circondato da un muro, con un nuovo avamposto d’insediamento recentemente stabilito nelle vicinanze. È stato inoltre istituito un posto di blocco militare (checkpoint) che interrompe il collegamento fra Bardala e la città di Tubas attraverso la strada di Ibziq.

Quanto accaduto a Bardala è un crimine deliberato e organizzato, compiuto sotto la protezione dell’occupazione. Rappresenta una minaccia diretta all’esistenza delle comunità palestinesi nella Valle del Giordano e richiede un’azione urgente da parte delle organizzazioni per i diritti umani e della comunità internazionale.