L’inizio di questa settimana è stato segnato da numerosi attacchi contro diverse comunità nella Valle del Giordano.

Lunedì 8 giugno i coloni hanno iniziato a installare tubi dell’acqua nelle terre dei cittadini palestinesi nella zona di Wadi Al-Faw, a nord della valle. I residenti di Wadi al-Faw, a sud di Ain al-Hilweh, riportano che i coloni hanno iniziato a porre strutture di plastica per il trasporto d’acqua dall’insediamento Maskiot verso la loro terra, nel chiaro tentativo di appropriarsene. Nei mesi scorsi, inoltre, i coloni si sono appropriati di migliaia di dunun di terre per il pascolo di proprietà palestinese.

Allo stesso tempo, più a sud, la compagnia israeliana Mekorot sta scavando nuovi pozzi d’acqua. Rubando l’acqua ai palestinesi, negando loro l’accesso alle risorse idriche e garantendo forniture illimitate agli insediamenti illegali, la compagnia statale israeliana partecipa attivamente al sistema di apartheid contro i palestinesi.

Martedì 9 giugno nella zona di Al-Ma’arrajat Al-Fouqa le forze di occupazione hanno attaccato alcune proprietà private, demolendo le case e le attrezzature agricole di quattro famiglie (Mahmoud Salem Al-Kaabneh e i suoi figli), e confiscando le loro tende.

Lo stesso giorno, l’esercito è entrato nel villaggio di Bardala, nel nord della valle, portando a termine molteplici distruzioni. I bulldozer hanno demolito due riserve d’acqua: una con una capacità di 250m³ e l’altra di 1000m³. Husni Sawafta, uno degli agricoltori colpiti dall’attacco, ha detto che quest’ultima era stata fornita dal Ministero dell’Agricoltura e veniva utilizzata per l’approvvigionamento si decine di agricoltori. La settimana scorsa, le forze di occupazione avevano notificato che l’esercito sarebbe venuto a distruggere il bacino entro 4 giorni.

Anche una strada agricola nel villaggio è stata distrutta, rendendo impossibile ai contadini raggiungere i campi. Anche in questo caso, la politica di colonizzazione, occupazione e discriminazione razziale viene messa in atto con violenza, al fine di distruggere la già debole economia palestinese e costringere i contadini ad andarsene.