Hamra checkpoint
Hamra checkpoint

Il 9 gennaio 2016, Said Abu Al Wafa di 28 anni e Mohammad Aiqab di 23 anni andavano al lavoro come al solito. Said Abu Al Wafa era un operaio del villaggio di Al-Zawia vicino a Jenin e aveva quattro figli, mentre Mohammad Aiqab, uno studente della Al-Quds Open University, era del villaggio di Al-Jadida, Jenin. I due uomini attraversavano il checkpoint di Hamra due volte al giorno. Per Said era l’unico modo per mantenere la sua famiglia e i suoi bambini. Per Aiqab il lavoro serviva per pagare i suoi studi all’università. I due sono stati uccisi al checkpoint il 9 gennaio.

Nonostante la versione che i soldati hanno dato a un giornalista, in cui dicevano che avevano dovuto sparare perché le loro vite erano in pericolo, i testimoni hanno detto che i due erano stati fermati prima di entrare nel checkpoint, mentre aspettavano di passare insieme ad altri lavoratori, ed era stato loro chiesto di scendere dalla loro auto. È stato a questo punto che sono stati uccisi a sangue freddo, con cinque e otto colpi ciascuno. Un’ambulanza è arrivata sul posto 10 minuti dopo la sparatoria, ma i soccorritori non hanno avuto il permesso di assistere i feriti che sono stati lasciati morire dissanguati. Anche se la versione dei soldati fosse vera, avrebbero potuto semplicemente fermare i due uomini senza quello sproporzionato uso della violenza.

Lo stress psicologico a cui i lavoratori palestinesi sono sottoposti ogni giorno non può continuare. L’esercito di occupazione nega i loro diritti umani fondamentali: il diritto alla libertà di movimento, il diritto al lavoro e il diritto alla vita. L’esercito gioca a fare Dio, scegliendo chi deve vivere e chi deve morire. Queste ultime uccisioni fanno seguito agli altri assassinii di Palestinesi che si sono verificati negli ultimi anni ad Hamra, “il checkpoint della morte” e sono stati documentati dalla Jordan Valley Solidarity, come potete leggere qui e qui.