Attacchi e confische di bestiame e tombe per i bambini palestinesi – La Nakba continua nella Valle del Giordano
Nell’ultima settimana, le forze di occupazione hanno continuato a vessare i palestinesi della Valle del Giordano con minacce, violenze, estorsioni e con l’ennesimo furto di terre.
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Martedì 23 gennaio, un gruppo di coloni ha scavato tre tombe per bambini presso la comunità di Al Ka’abne, pochi mesi dopo aver dipinto bambole con il sangue e averle lasciate sul terreno di una scuola devastata. Sono azioni dimostrative che portano un messaggio chiaro: una minaccia diretta ai bambini palestinesi dell’area, finalizzata a spingere una popolazione già terrorizzata alla fuga.
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Il giorno prima, lunedì 22, il Consiglio di insediamento e l’esercito di occupazione hanno confiscato 800 pecore alla famiglia Abu Issa e ai suoi fratelli che vivono nel campo di Abel Al-Ajaj, vicino al villaggio di Al-Jiftlik e all’insediamento di Massu’a. I proprietari inoltre sono stati multati di 150.000 shekel. Per gli abitanti di Abel Al Ajaj, questo è solo l’ultimo attacco di una campagna ventennale cui hanno collaborato esercito di occupazione e coloni, nel tentativo di costringerli ad abbandonare l’area. Nel 2004 un’intera famiglia allargata è stata costretta a lasciare la propria terra sotto la minaccia delle armi. I coloni di Massu’a hanno poi costruito molte serre sui loro terreni. Sono seguiti ordini di demolizione e ulteriori furti di terra nel 2008, con una causa legale vinta nel 2011 dai residenti palestinesi, seguita da ulteriori ordini di demolizione. Poi le demolizioni nel 2012, 2013 e 2014. Come in molte altre situazioni analoghe nella Valle del Giordano, si tratta di un’intera comunità che è minacciata di estinzione. Con il supporto sempre più forte fornito ad Israele da molti stati, mentre l’Occidente sostiene di fatto il genocidio in corso a Gaza, la minaccia per queste comunità si fa sempre più imminente.
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Il 23 gennaio, nella Valle del Giordano settentrionale l’esercito di occupazione ha emesso un ordine militare per confiscare 91.395 dunum di terra dal villaggio di Tammoun. Il motivo dichiarato è “per scopi militari”. Si tratta di una strategia regolarmente messa in pratica, in cui il governo di occupazione dà una parvenza di legalità ai furti che continua a perpetrare sostenendo di aver bisogno della terra per fini militari (di solito per l’addestramento) o per la protezione di riserve naturali. Tutti questi terreni sono di proprietà degli abitanti della città di Tammoun, che fa parte delle terre orientali di Al-Baqi’a e si trova a est del villaggio di Atuf. Comprende i bacini di: Khallat Al-Rikab, Ras Al-Darna, Ras Al-Madhabir e il bacino di Jalama Makisma. Attraverso le sue leggi kafkiane di apartheid, l’occupazione ha creato un sistema in cui la proprietà palestinese perde di ogni significato nel momento in cui i militari israeliani pretendono di appropriarsene.
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Il 26 gennaio, alcuni coloni e “guardaparco” israeliani hanno sparato a un cammello di proprietà palestinese, sostenendo che stesse pascolando in un parco nazionale. Nella Valle del Giordano vaste aree di terra palestinese sono state confiscate e riconvertite nei cosiddetti parchi nazionali, in una politica deliberata di limitazione dei pascoli a disposizione degli agricoltori palestinesi locali.