JVS Vulnerable economy

 

Un’economia fragile

 La Valle del Giordano sfrutta intensamente le sue risorse agricole, fornendo il 35% di tutta la frutta e verdura distribuita ai Palestinesi. Produce il 60% degli ortaggi, il 40% degli agrumi e il 100% delle banane. Questo ottimo risultato agricolo è dovuto alla speciale collocazione dell’area sotto il livello del mare, paragonabile a una serra gigantesca dove i raccolti maturano rapidamente anche in inverno. Ma la vita per i Palestinesi che si trovano in quello che dovrebbe essere il granaio della Cisgiordania è stata resa sempre più difficile dagli Israeliani. In una inchiesta del 2009 di Save the Children, solo il 4% degli agricoltori ha detto di non avere ostacoli a far arrivare i propri prodotti sul mercato.

Ostacoli imposti da Israele all’agricoltura palestinese della Valle del Giordano

  • Completa dipendenza da Israele per gli strumenti di produzione, come fertilizzanti, sementi e impianti di irrigazione;
  • Difficoltà di trovare attrezzature palestinesi alternative a quelle israeliani, con la conseguenza che le compagnie israeliane hanno il controllo dei prezzi e della qualità delle merci;
  • Continue confische di terreni agricoli per completare la zona orientale di segregazione ed espandere insediamenti e zone militari;
  • Invasione del mercato palestinese con beni israeliani prodotti nelle colonie, specialmente in momenti di produzione in eccesso, per eliminare prodotti palestinesi che potrebbero fornire i mercati locali;
  • Demolizioni e distruzioni di infrastrutture, come raschiamento di superfici agricole, demolizione di capannoni, muri di contenimento, terrazzamenti in pietra e impianti di irrigazione;
  • Proibizione di costruire nuovi pozzi o ristrutturare quelli esistenti. Scavo di pozzi profondi vicino a sorgenti e pozzi dei Palestinesi, così da impedire che l’acqua arrivi ai loro campi. La compagnia israeliana dell’acqua Mekorot ha il monopolio di questi lavori;
  • Danneggiamento del settore zootecnico con l’imposizione di multe elevate ai pastori che lasciano entrare le loro pecore in zone israeliane proibite ai Palestinesi;
  • Proibizione di raggiungere o coltivare le proprie terre per quei proprietari che non hanno sulla carta d’identità un indirizzo di residenza nella Valle del Giordano;
  • Chiusura dei mercati arabi, israeliani e regionali per i coltivatori palestinesi.

Povertà e disoccupazione

In conseguenza di tutte queste restrizioni e di questi sistemi di oppressione, i Palestinesi della Valle del Giordano soffrono di alti tassi di povertà e di disoccupazione. La maggioranza dei Palestinesi della Valle del Giordano vive sotto la soglia della povertà. Nel 2006 il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 21% nei distretti di Gerico e di Tubas e il 25% degli impiegati dell’Autorità Palestinese non ha ricevuto lo stipendio. Inoltre, malgrado le condizioni agricole favorevoli, circa il 53% dei residenti nei distretti di Gerico e di Tubas non avevano la sicurezza alimentare nel 2006, un aumento del 10% rispetto al 2005.

Misure dell’Occupazione che bloccano il turismo

  • Complesse procedure ai checkpoint all’ingresso e all’uscita della Valle;
  • Isolamento e completo controllo israeliano su Gerico;
  • Chiusura per motivi militari -e/o distruzione- di alcuni siti turistici;
  • Continue esercitazioni militari e spari dell’esercito israeliano, con danneggiamento di alcuni siti, come il Monastero greco di Hijla;
  • Divieto per gli autisti e le guide turistiche israeliane di entrare nelle zone palestinesi, così che i turisti non hanno altra scelta che entrare a piedi o evitare la zona;
  • Proibizione ai Palestinesi di fare festival religiosi o culturali;
  • Chiusura della strada Wadi el-Qilt che porta al Monastero di San Giorgio;
  • Divieto agli impiegati dell’Autorità Palestinese di entrare a Gerico per osservare e documentare la distruzione di siti archeologici e il furto di reperti archeologici fatti da Israele;
  • Cancellazione dai programmi turistici israeliani e internazionali di visite a Gerico e ai suoi siti archeologici;
  • Costruzione del Muro di separazione che interrompe la continuità geografica fra i tre maggiori centri turistici (Gerusalemme, Betlemme e Gerico);
  • Blocco degli investimenti dopo la seconda Intifada;
  • Blocco di tutti i progetti di collaborazione tra il Ministero Palestinese per il Turismo e le Antichità e i paesi e le organizzazioni internazionali dopo le elezioni legislative palestinesi. Tali progetti comprendono campagne annuali di scavo, ristrutturazione e recupero di infrastrutture.