Costruire in maniera sostenibile: mud bricks ed energia rinnovabile
Le comunità beduine hanno sempre avuto un impatto molto basso sull’ambiente in cui hanno vissuto, questo per via dell’uso di risorse accessibili provenienti da una terra che può soddisfare i bisogni essenziali. La repressione di queste comunità autoctone e il tentative dell’Occupazione di forzarle a lasciare le loro terre natie, ha portato alla perdita nella pratica di diverse attività tradizionali.
La Jordan Valley Solidarity sta reintroducendo nella Valle alcuni dei metodi di costruzione tradizionali, come le case di mud-bricks (mattoni di fango), e nuove tecnologie energetiche sostenibili. Ciò potrebbe fornire alle comunità che devono resistere alla pulizia etnica la possibilità di rimanere sulla propria terra (utilizzando risorse accessibli ed economiche), preservando allo stesso tempo l’ambiente per le generazioni future.
Tutto questo in netto contrasto con le attività di estrazione dell’acqua, agricoltura intensiva, ampio utilizzo di pesticidi e fertilizzanti e introduzione di animali e piante non autoctoni praticate dai coloni che abitano l’area. Va inoltre aggiunto che gli scarti prodotti dale colonie vengono scaricati nelle terre limitrofe alle comunità palestinesi.
La JVS sta sperimentando diversi metodi di utilizzo delle risorse disponibili nell’area. Le varie comunità collaborano a stretto contatto nella costruzione con mud bricks di case, scuole e luoghi di utilità pubblica. Inoltre sono stati costruiti di recente un reattore a bio gas ed un forno ad energia solare.
PERCHÈ ABBIAMO SCELTO DI UTILIZZARE UN METODO DI COSTRUZIONE SOSTENIBILE
Per via delle leggi israeliane di pianificazione urbanistica da apartheid, molti palestinesi nella Valle del Giordano vivono in condizioni abitative misere. Specialmente nell’Area C molti abitano in tende fatte di plastica, vestiti, legno e pezzi di metallo. Queste condizioni di vita sono inadeguate e le famiglie soffrono il gelo d’inverno e le altissime temperature estive. La zona è caratterizzata dalla più assoluta scarsità di servizi per via del divieto posto da Israele alla costruzione di praticamente qualsiasi tipo di struttura. Inoltre il controllo degli israeliani sulle risorse idriche significa che molte comunità che vivono nell’Area C fanno faticano anche solo a resistere su un territorio dove le loro famiglie hanno vissuto per generazioni.
COSTRUIRE CON I MUD BRICKS
Usiamo questo metodo perché:
– Le comunità con scarse risorse a disposizione possano costruire strutture permanenti avvalendosi del “semplice” suolo. È un metodo ecologicamente sostenibile, gli edifici vengono edificati usando solamente risorse reperibili nell’area. I mud bricks permettono di mantenere le temperature sufficientemente basse d’estate e di garantire un buon isolamento dal freddo invernale;
– ci vogliono diverse persone e molta energia per questo tipo di costruzioni e parte della strategia della JVS consiste proprio nella mobilitazione delle comunità alla resistenza verso le leggi razziste che mirano a cacciare i palestinesi dalla propria terra e a distruggere la loro identità;
– fare qualcosa che tutti ritenevano impossibile, come costruire strutture permanenti, è fonte d’ispirazione per le comunità locali e per coloro che vivono in condizioni simili, inoltre progetti di questo genere possono invogliare ONG e donatori a rivolgere il loro interesse verso un’area che altrimenti non verrebbe presa in considerazione per tutta una serie di motivi;
– vengono creati gli spazi dove i volontari internazionali possano sostenere direttamente I diritti dei palestinesi della Valle a costruire e vivere sulla propria terra. La presenza degli internazionali fa crescere la conoscenza delle condizioni di vita di queste comunità specifiche, le loro lotte quotidiane, le cause di queste ed il modo in cui la comunità internazionale può intervenire per aiutare i palestinesi ad affermare il loro diritto all’autodeterminazione. La solidarietà internazionale sul territorio è una sfida forte alla strategia israeliana d’isolamento sia fisico che psicologico delle comunità locali. I rapporti umani che si instaurano lavorando per un periodo di tempo con la popolazione locale diventa una fonte di forza e motivazione per tutti coloro che sono coinvolti;
– dal 2000 solo il 6% delle richieste di permessi edilizi relativi alla zona sono stati approvati, impedendo di fatto ai palestinesi di costruire nell’Area C, la quale comprende il 95% della Valle del Giordano;
– sfidando le leggi sui permessi di costruzione israeliani miranti alla pulizia etnica della Valle del Giordano aiutiamo i residenti a rimanere sulle proprie terre;
– perpetrando le tradizioni secolari dei palestinesi, il progetto abitativo riafferma l’eredità storica della popolazione autoctona della Palestina ed il suo inviolabile diritto a reclamare la propria terra.
Con un buon numero di volontari siamo in grado di produrre fino a 250 mattoni in un turno di lavoro. Ne servono 4.000 per costruire una casa dotata di due stanze. Sfortunatamente, nelle comunità in cui l’Organizzazione è situata, la maggior parte degli uomini e dei ragazzi è impiegato nelle colonie, ciò significa che i volontari locali possono impegnarsi nel progetto solamente fuori dall’orario lavorativo. I volontari internazionali rappresentano quindi un’importante risorsa in termini sia di energia che di motivazione.
REATTORE A BIO GAS – COME TRASFORMARE GLI SCARTI IN CARBURANTE
Nel dicembre 2011 abbiamo costruito il nostro primo reattore a bio-gas (digestore anaerobico) in una casa beduina di Furush Beit Dejan. Il materiale può essere facilmente reperito localmente a costo zero ed il reattore ci fornisce il gas di cui abbiamo bisogno per uso domestico.
La tecnologia basata su gas bio si fonda su processi semplici, usa letame e acqua per creare gas e fertilizzante. Il reattore è formato da un cilindro in calcestruzzo, una base di cemento per evitare perdite, un tamburo galleggiante che adatta la pressione interna e due tubi (d’ingresso e d’uscita).
Mohammed, nostro volontario, ha commentato: “È ottimo perchè non si poteva cucinare o fare altro prima senza gas disponibile. Da quando abbiamo collaudato il sistema stiamo costruendo altri reattori in diverse case. Non si dovrà più pagare per avere gas, tutto quello che si dovrà fare sarà aggiungere acqua al digestore.”
Carlos, un altro dei nostri volontari, ingegnere, si è unito al progetto perchè: “Accedere al carosene è complicato nella Valle. Oltre ad essere caro servono 2-3 ore per prenderlo, quindi ho pensato che questo fosse il posto perfetto in cui lavorare. L’esperienza acquisita in Nepal è stata un’altra spinta alla mia idea ed inoltre avevo del denaro da investire. Dopo 3 anni di volontariato per la Valle finalmente le mie conoscenze ingegneristiche sono servite a qualcosa!”.
IL NOSTRO FORNO AD ENERGIA SOLARE: PERCHÈ COMPRARE GAS QUANDO IL SOLE È GRATIS?
Oggi diverse case della comunità possono cucinare i propri pasti in una grande scatola di cartone foderata con carta stagnola. Basta posizionarla sotto il sole. I raggi del sole passano attraverso il coperchio di vetro e vengono riflessi dalla carta stagnola all’interno, la quale in questo modo permette la cottura delle nostre cene.
Come ha detto uno dei nostri volontari: “Usare un forno solare rappresenta un modo sostenibile di cucinare perchè di base vengono utilizzati materiali di scarto, come scatole di cartone, lamine di vetro e l’energia del sole. Il clima della Valle del Giordano è perfetto, ci sono raramente giornate nuvolose e diventa veramente caldo d’estate.”
Per maggiori informazioni a riguardo: in depth report on the solar oven
POTERE CICLABILE
È una cosa rara vedere una bicicletta nella Valle del Giordano e la cosa non è sorprendente. Parte del sistema d’apartheid consiste nel rifiuto di concessione ai palestinesi di permessi per la costruzione di strade asfaltate. Ogni volta che la popolazione tenta di farlo, i bulldozer dell’esercito israeliano inevitabilmente le distruggono. Quindi, le strade costruite per i coloni sono asfaltate, mentre quelle palestinesi presenti sul 95% del territorio della Valle del Giordano sono sterrate e piene di sassi. Le uniche comunità palestinesi a cui viene concesso il permesso di costruire strade sono quelle di Gerico e 6 villaggi dell’Area B.
Ciò comporta ovviamente una grande sfida a coloro che volessero utilizzare biciclette, inoltre con nessuna linea di autobus disponibile e corse di taxi condivisi limitate, spostarsi è difficile. Nonostante ciò, anche se finora è stato raro vedere biciclette nella Valle, le cose stanno cambiando. La Jordan Valley Solidarity ha portato 10 biciclette nella casa comunitaria per rendere più facili ai volontari internazionali gli spostamenti alle Aree A e B, con un impatto zero sull’ambiente.